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COME E QUANDO SI SONO FORMATE
LE PARROCCHIE
DELLA VALTELLINA SUPERIORE
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BORMIO - BORMIUM
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Santi Gervasio e Protasio, martiri (19 giugno)
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Menzionata come chiesa "battesimale" nei documenti di Carlo Magno (801) e
di Lotario (824) collegiata fin dal secolo XI.
L'antica chiesa incendiata durante la guerra con gli Spagnoli nel 1621, fu
ricostruita a partire dal 1628; consacrata il 15 maggio 1824. Il campanile
fu accresciuto nel 1551, con l'area cupola piramidale.
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S.Nicolò - Furva (o Furba)
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San Nicolò, (6 dicembre)
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La
parrocchia fu eretta nel 1426 (altri 1456) con territorio smembrato da
Bormio.
L'antica chiesa del 1228 fu
riedificata una prima volta nel 1447 dopo un incendio e ancora nel 1673.
Fu restaurata nel 1869 e consacrata il 2 dicembre 1932: dedicata ai Santi
Nicolò e Giorgio.
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Madonna dei Monti
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Santa Maria
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La parrocchia fu eretta nell'anno 1935 con territorio smembrato da Furva.
L'antica chiesa era dedicata alla Beata Vergine del Carmine.La nuova
chiesa fu edificata nel 1951. Consacrata il 7 agosto 1983 da mons. T.
Ferraroni.
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Pedenosso - Pedenossum
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Santi Martino e Urbano
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La parrocchia già vice cura dal 1453 fu eretta in parrocchia l'11 ottobre
1624 con territorio smembrato da Bormio.
La chiesa esistente nel 1399 fu successivamente restaurata e rimaneggiata,
consacrata (documento N.Tosi 23 marzo 1685).
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Semogo - Semogum
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Sant'Abbondio (31 agosto)
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La parrocchia fu eretta nel 1629 con territorio smembrato da Pedenosso.
La chiesa attuale fu edificata nel 1930 sull'area di quella antica, e
consacrata il 10 ottobre 1932.
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Isolaccia - Isulacia
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Santa Maria Nascente (8 settembre)
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La parrocchia fu eretta il 3 settembre 1737 con territorio smembrato da
Pedenosso.
L'antica chiesa, esistente fin dal 1520 e più volte ampliata, ebbe diverse
denominazioni: S. Maria (1692), S.Annunziata (1766), S.Maria Assunta
(1863), S.Maria Nascente (1892), titolo attuale.
L'attuale fu iniziata nell'anno 1936 e consacrata il 16 agosto 1938.
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Trepalle - Trepallum
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Sant'Anna (26 luglio)
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La parrocchia fu eretta nel 1783 con territorio smembrato da Pedenosso.
La chiesa è stata consacrata il 28 luglio 1931.
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Premadio - Premadium
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San Gallo (3 ottobre)
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La parrocchia fu eretta il 27 settembre 1476 da Vescovo Branda de
Castiglioni con territorio smembrato da Bormio.
Fino al 1842 funse da parrocchia la chiesa di S.Gallo (consacrata nel
1470). Nel 1664 la sede parrocchiale fu trasferita all'antica chiesa di
San Cristoforo (sec. XVI). La nuova chiesa edificata nel 1970 fu
consacrata dal Vescovo Ferraroni il 22 luglio 1973.
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Livigno - Livinium
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Santa Maria (8 settembre)
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La parrocchia fu eretta dal vescovo Branda De Castiglione nel 1477 con
territorio smembrato da Bormio.
La chiesa dedicata alla Natività di Maria (sec. XIX) fu edificata sul luogo
della precedente, di cui rimane solo il campanile: consacrata il 22 luglio
1892 dal Beato Card. A. Ferrari.
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Oga
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Santi Lorenzo e Colombano (10 agosto)
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La parrocchia fu eretta con rogito del 16 dicembre 1632 con territorio
smembrato da Bormio.
La chiesa fu ricostruita nel 1532 dopo che un incendio devastò l'antica
chiesa del '400.
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Cepina
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Santa Maria Assunta (15 agosto)
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La parrocchia fu eretta il 17 novembre 1886.
La chiesa, nella struttura attuale risale al 1503, su una antica chiesa
del sec. XIV.
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Santa Maria Maddalena
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Santa Maria Maddalena
(domenica dopo 22 luglio)
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La parrocchia fu eretta il 30 novembre 1935 con territorio smembrato da
Cepina; dal 1752 era cappellania.
Alla chiesa del sec. XIV fu sostituita la nuova ultimata nel 1935 e
consacrata il 18 agosto 1935.
La frazione di Piazza è passata da Bormio alla Parrocchia di
Cepina non appena la frazione di Santa Maria Maddalena è diventata
Parrocchia a se stante.
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Sant'Antonio Morignone - Morignonum
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Sant'Antonio da Padova (13 giugno)
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Cappellania dal 1722, vice cura dal 1827; eretta in parrocchia il 17
novembre 1886.
La località dopo essere stata alluvionata in data 18 luglio 1987 è stata
cancellata il 28 luglio dalla grande frana della Val Pola che ha bloccato
il percorso dell'Adda, formando un lago. Le chiese di S.Antonio (edificata
nel 1682) e di San Martino (sec. VIII) sono andate distrutte. La comunità
sarà ricostruita su un nuovo insediamento.
La sede della parrocchia è provvisoriamente fissata presso "la Capitania".
Il "Comitato di Paese" per la rinascita di Sant'Antonio Morignone ha
sede in località Capitania-Vadisotto.
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Piatta -
Plata
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Sant'Anna (26 luglio) |
Vice-cura nel 1717 fu eretta in parrocchia il 17
novembre 1886 con territorio smembrato da Bormio. La chiesa del 1500 fu
ricostruita nel 1797.
La nuova parrocchia costruita dopo il 1930 fu
consacrata nel 1936.
Siamo all'anno 1721 (millesettecento e ventuno). Le chiese sparse qua e là
della valle che circonda l'ameno borgo di Bormio eran tutte figliali di
questa plebana, dalla quale come dalla matrice partivano i pastori delle
anime, i venerandi sacerdoti per prestare gli aiuti spirituali al poco
numero di abitanti che ad esse appartenevano.
Cresciuta la popolazione, ed estesasi ad abitare in
luoghi discosti dalla chiesa, il Ven. Clero di Bormio non si sentì più
in grado di poter sempre prestarsi per ogni eventuale occorrenza che
poteva accadere massime nell'assistenza agli infermi che dimoravano
lontani dal centro.
D'altra parte essi stessi sentivano più che noi
urgente ed impellente il bisogno d'aver in mezzo di loro il Ministro di
Dio, il quale, sia all'istruzione religiosa, sia colla profana dirozzasse
le loro menti ruvide e scabrose.
Che cosa si fece allora? Si radunarono i
Capi-famiglia e affidarono agli uomini anziani (così chiamati coloro che
avevano ricevuto dal restante della popolazione l'ufficio di provvedere
nelle urgenze e nei bisogni qualche pubblica utilità) un affare di tanta
importanza.
D'accordo col Venerando Capitolo dell'Illustre
Collegiata di Bormio con a capo il M.R.Signor Arciprete e Vicario Don
Giacomo Antonio Rocca, i suddetti anziani pensarono a far stendere un atto
notarile col quale si passava alla dichiarazione della separazione della
Chiesa di Piatta dalla Parrocchia di Bormio e sua immediata erezione a
Vice Parrocchia.
Il giorno 22 (ventidue) settembre 1721
(millesettecento ventuno) il notaio pubblico di Bormio Nobile Gian
Battista Casulario assistito dal messo della Vicinanza Nobile G.Battista
Simoni dal M.R.Sig. Arciprete D. Giacomantonio Rocca dagli anziani
Canclini Abondio di Giov. Pietro, Canclini Francesco fu Francesco, stese
l'atto che trovasi in originale nei documenti di fondazione della
Parrocchia in Archivio.
Nel 1717 però si eran già preparate le cose.
In occasione della Visita Pastorale fatta a Bormio
dal S.E. Ill.mo e Rev.mo Monsig. Giuseppe Olgiati Vescovo di Como, si era
a lui fatta supplichevole domanda se si fosse degnato, dietro le ragioni
che la Vicinanza di Piatta esponeva (ragioni che ciascuno può trovare in
originale nei documenti di fondazione della Parrocchia, in Archivio) di
concedere che la Chiesa di S.Maria ed Anna
di Piatta e la Chiesa di S.Pietro e Marcellino si erigessero a
Vice-Cura, fino allora dipendenti dal V. Capitolo di Bormio.
Il Vescovo ponderate le cose annuì alla domanda
della Vicinanza, posta però condizione che essa si obbligasse a formare
un beneficio sufficiente del mantenimento del Sacerdote scelto per
la cura delle loro anime, e che fosse consenziente il Ven. Capitolo
di Bormio.
Avuto il beneplacito del Vescovo si fece domanda al
suddetto Capitolo, a capo del quale stava allora il M.R.Sig.Arciprete Don
Antonio Baldassare Zuccala, ed egli pure acconsentì alle giuste richieste
della popolazione di Piatta.
Essi allora rinunciarono a favore del futuro Vice
Curato e tutti gli onori, ed oneri che pretesero avere nella Frazione di
Piatta, riconobbero il diritto che la popolazione di essa aveva di
eleggersi quel Sacerdote che meglio loro gradiva, ma vollero però i
Canonici Decimani di Bormio che il Vice Curato di Piatta fosse eletto ogni
nove anni, e poter fare ogni anno nella erigenda Vice Cura n° 3 (tre)
stazioni. La prima nel giorno di S.Anna, nella quale lo stazionario si
riservava il diritto di percepire L.4 locali di una refezione conveniente,
ma si assumeva l'obbligo dell'applicazione della S.Messa. La IIa nel
giorno di S.Pietro e Marcellino nel quale si doveva pur dare allo
Stazionario L.5 con la refezione; e la IIIa nel giorno della Consacrazione
della Chiesa coll'obbligo di passare allo Stazionario L.4 e la refezione
come nelle altre stazioni.
Aveano pure addossato l'obbligo al Vice-Curato di
portarsi nel giorno in cui dovea aver luogo la Stazione dalla Chiesa
Matrice di Bormio a prendere la Croce e permettere che la seguissero tanto
i Canonici quanto gli aggiunti.
Facendoci un passo in dietro notisi come il
Venerando Capitolo di Bormio s'era ricordato anche della propria
esistenza, perché avea posta assieme alla convinzione che il vice Curato
dovesse eleggersi ogni nove anni, anche quella che in tale circostanza
dell'elezione o n'elezione si dovesse dalla popolazione di Piatta dar loro
un vitello bello, grasso e sufficiente. (Vedi atto di
separazione).
3° - Una condizione era che il Vicecurato o nuova
vice cura dovesse provvedere agli Oli Santi presso la Chiesa Collegiale di
Bormio, mediante l'animo contributo di Lire locali 13 (tredici).
4° - Che il vice curato dovesse riconoscere il diritto di Superiorità
della Chiesa Matrice intervenendo alla festa del Titolare S.Gervasio e
Protasio, alla Consacrazione della Chiesa e Sabato Santo.
5° - Che vice Curato e popolo della nuova vice
cura intervenga a tutte le Processioni alle quali interviene il vice
Curato di Cepina e popolazione di essa.
6° - Infine che la popolazione di Piatta sia
obbligata a versare una volta tanto al
Ven. Capitolo di Bormio L. 1.000 (lire mille locali) come tassa imposta
per la sua sottrazione ai diritti del Capitolo di Bormio, e per supplire
in parte al deficit che i benefici dei Canonici Decimani avrebbero sentito
pel distacco della vice cura di Piatta, costituendo questa parte della
vendita del Beneficio dei suddetti Canonici.
7° - Per ciò che riguarda il beneficio che dovea
essere di mantenimento del futuro investito, tutta la popolazione di essa
formalmente impegnata di dare ogni anno un capitale di L. 650 al vice
Curato e supplire essa de suo per raggiungere le suddette L.650 ove le
rendite vigenti non raggiungessero una tal somma.
Queste furono le condizioni imposte alla
popolazione di Piatta rappresentata da suoi anziani se volea costituirsi a
vice Parrocchia.
Il tempo che scorse dal 1718 al 22 settembre 1721 s'impiegò, come appare
dai documenti, nelle pratiche necessarie allo scopo suesposto, forse
ancora attendendo un Sacerdote idoneo ad assumersi il pesante ufficio di
Cura d'Anime della nuova vice cura.
Il primo che appare eletto fu un Giovan Pietro
Lazzari, ma costui resse per poco tempo la nuova vice Parrocchia perché
ai 22 settembre 1721 troviamo che un altro venia ad occupare il posto da
lui lasciato vacante per la morte.
Non si erano fin allora fatti alcuni accordi fra ed
elettori e perciò in questo
tempo se ne sentì il bisogno. La popolazione di Piatta rappresentata
dagli anziani, assistita dal M. Sig. Arciprete D. Giacomo Antonio Rocca
faceva stendere un atto notarile col quale at perpetuam rei memoriam
metteva in chiaro gli oneri ed utili appartenenti al suo vice curato.
quantunque essi si possano trovare anche in
originale nel documento scritto dal Notaio d'allora Nob. Gian Battista
Casulario fu Maria, credo opportuno per maggior comodità trascriverli,
anche per timore che coll'andar del tempo questi fogli vecchi e
sottoscritti non abbiano andar smarriti o diventino illeggibili.
Col successore del def. Lazzeri, Don Carlo Zanoli
di Isolaccia si stringevano i seguenti patti da osservarsi pure da parte
dei suoi successori.
1° - Il Vice-Curato è tenuto a celebrare ed
applicare in ciascuna settimana N° 2 (due) St.Messe, una nel giorno di
Domenica pro populo di detta vicinanza, l'altra fra la settimana in
suffragio dei defunti. In queste S.Messe celebrate per i defunti infra
Abdomandam s'intendon comprese anche quelle già da applicarsi per i
benefattori della Chiesa. Nel giorno di domenica il suddetto sarà tenuto
ad avvisare in Chiesa che anniversario occorre durante la settimana,
affinché i parenti del defunto possano accorrere in quel giorno a
suffragare l'anima.
2° - Il Vice-Curato è tenuto a disinpegnare col
maggior zelo possibile l'alta missione della cura delle anime e stare alle
prescrizioni
secondo instrumentum separationis di più alla residenza.
3° - Il Vice-Parroco non avrà diritto di
pretendere elemosina per amministrazione dei S.Sacramenti, accettò però
il primo Battesimo che faranno fare coloro che sono congiunti in
Matrimonio, pel quale si dovrà dan genitore un fazzoletto o cinque
parpaiole.
Per il Matrimonio celebrato in Piatta si daranno al
Vice Curato L. 3 con l'obbligo di applicare la S.Messa.
Se poi il suddetto invece di benedirlo ed
assisterlo nella chiesa di Piatta dovrà portarsi a S.Pietro, gli si
dovranno parpaiole 18 (diciotto) compresa l'applicazione della Messa.
4° - Il Vice Curato è obbligato nella seconda
domenica di Aprile, Maggio, Giugno, Agosto e Settembre celebrare la Messa
solenne nella Chiesa dei SS. Pietro e Marcellino, come pure nella seconda
Festa di Pasqua e Pentecoste e nella Festa dei Santi Protettori di quella
Chiesa che cade nel 2 giugno, se non è legittimamente impedito e il tempo
sia favorevole.
5° - Il suddetto è tenuto ad impartire la dottrina Cristiana tutte le
domeniche non solenni, dopo pranzo, quando non sia impedito o per infermità
o per causa d'ammalati.
E' tenuto pure a predicare una volta alla settimana
oltre alla domenica, in quaresima o per se o per altri e fuori dei giorni
in cui si predica a Bormio, affinché volessero ascoltarne delle altre,
oltre a quelle che si tengono nella propria chiesa.
6° - E' tenuto ancora nella terza domenica di
ciascun mese fare la processione col SS. intorno al Cimitero (ora sagrato)
e dopo la Messa e nella prima domenica farà quella del SS. Rosario dopo
Vespro.
7° - Sarà tenuto nell'estate, se non è impedito, celebrare la Messa
dell'Ave Maria, questo però per convenienza e non per giustizia; nei
tempi cattivi per la campagna dire le Litanie, fare processioni e se sarà
necessario, benedire la campagna, senza altro emolumento.
8° - Sarà tenuto ancora il detto Sig.
Vice-Curato, dare la refezione ai M. R. Sig. Canonici stazionari nei
giorni di S.Anna, dei Santi Pietro e Marcellino e della Consacrazione
della Chiesa, e per questo la Chiesa contribuisca con L. 20, e la Chiesa e
gli Anziani diano quanto è pattuito nella separazione, allo Stazionario
in tal giorno.
9° - Per la S.Messa cantata sia a lui data
l'elemosina di L. 3, per una Messa feriale però solo L. 2. Il vino da
adoperarsi in ciascuna Messa tocca provvederlo allo stesso celebrante.
Nei funerali però lo provvederanno i dolenti.
10° - Avrà l'obbligo di far scuola ai ragazzi ed
i genitori dovranno passargli una conveniente ricognizione.
11° - In caso che si raduni la Vicinanza e manchi
il Messo il Sig. Curato avrà la compiacenza scrivere lui stesso i patti
che verranno in essa fatti.
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CONFINI PARROCCHIALI
I confini della Parrocchia di Piatta sono i
seguenti:
A levante
i suoi confini raggiungono la cima del Monte Vallecetta, Gobetta, Boerio
(quantunque di proprietà di Cepina), insomma dal Bosco Nuovo sino al
fondo dei Prati di Boerio a Basec, al di sopra però della strada
dell'Incant, per quello che riguarda il bosco a sud-est.
A sud
più al basso della strada dell'Incant, confina col Rin di Vallecetta e
comprende più esplicitamente Frascinè, con tutto il suo territorio e da
Frascinè all'insù segue il confine destro del Rin. Comprende ancora
tutto il territorio al di qua della valle così detta dei Cuntin, escluse
però le case dei Cuntin, che secondo vecchia tradizione appartengono a
Piazza, quindi a Bormio. Quindi abbraccia le case ai Magatelli - Palanga -
Gotrosio di Fuori e Gotrosio di Dentro, la Gobetta, il
Plat, Premaiolo , la casa di Costa e Poira.
A ovest
confina colla strada così detta del Carro, che mette al monte dei
Clementi di Bormio circa a mezzo le coste.
A ponente.
Seguendo il confine ovest si arriva dalla parte verso Bormio a raggiungere
la strada che da Piatta mette a Bormio. A pochi passi più in là da
questo punto d'incontro si trova la via carreggiabile per quelli di
Feleit. Il confine della Parrocchia di Piatta giunge sino a questo punto.
Da esso sale in linea retta sino alla sommità del monte. Questi sono i
confini sempre rispettati fin ora e più vicini al vero, non essendosi mai
fatta per il passato una divisione precisa tra parrocchia e parrocchia.
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RISTARO E RIFABBRICA DELLA CHIESA PARROCCHIALE
Nell'anno 1796 i capi della Vicinanza di Piatta,
vedendo che la Chiesa, che dovea servire a casa di Dio e contenere la
crescente popolazione di Piatta, era disadorna ed insufficiente a
contenere tutta la popolazione, si radunarono a consiglio e stabilirono
l'ingrandimento o meglio la rifabbrica di essa. Il loro piano piacque al
buon popolo di Piatta e d'unione si accinsero a preparare il materiale
necessario. Preparato che fu, si fece il contratto con un Capo Mastro
chiamato Giuseppe Maggini di Lucarno ed egli nel 1797 il 21 di Maggio si
trovò qui sul posto per cominciare i lavori. Il contratto ammontava alla
somma di lire locali 4.200 e per raccoglier le quali, mediante licenza del
Vescovo di Como Monsig. Carlo Rovelli, si erano alienati alcuni beni della
Chiesa. Anima dei lavori era il V. Curato D. Rocco Patrizio Silvestri, il
quale con denaro e con lavori anche materiali animava
coll'esempio il suo popolo. Però dopo aver incominciato i lavori,
atterrata l'angusta e disadorna chiesa di S.Anna, non si sa per qual
ghiribizzo, lasciava quasi improvvisamente Piatta per portarsi invece a
reggere la Parrocchia di Semogo.
Demolita la Chiesa, privata del suo Pastore, la
frazione suddetta rimaneva orfana in preda all'universale scoraggiamento.
Ma il Misericordiosissimo Iddio che non lascia mai incompiuta un'opera a
sua gloria incominciata, mandò in mezzo ad essa un altro padre che
provvedesse agli urgenti bisogni. Partito nel mese di Luglio 1797 D.
Rocco, nel settembre del medesimo anno (29) veniva eletto a parroco un
altro livignese nella persona di Gianalberto Raisoni. Costui con somma
premura s'accinse a dar mano esso pure all'opera incominciata. Non erano
erette allora che quattro mura. Egli fece sgombrare
il materiale interno. Fece mettere il tetto e nel novembre del 1797
(11) fu benedetta. In questo stato vi si ufficiò per tutto il seguente
semestre. In questo tempo s'indissero delle questue in tutto il Contado di
Bormio, il popolo preparò materiale e agli 11 Maggio dell'anno seguente
si ripresero i lavori e felicemente si compirono al 26 agosto 1798. Così
nel breve spazio di soli 15 mesi si compiva un'opera di tanta importanza.
In ringraziamento a Dio di tanto favore si fece un Triduo, si cantò un
solenne "Te Deum" e partecipò alla festa numeroso popolo dei
Paesi circonvicini.
La Chiesa però quantunque fosse sufficientemente
costrutta tuttavia lasciava in alcune parti a desiderare.
Nel 1889 il Parroco dietro consenso della
popolazione ed approvazione del Vescovo intraprendeva nuove opere. La
volta della Chiesa per l'umidità s'era d'alquanto scrostata e macchiata;
la sagrestia era angusta, umida e l'umidità arrecava danno ai Sacri
paramenti che in essa conservansi; la Chiesa stessa per la cresciuta
popolazione era incapace di capierli (contenerli) tutti. Perciò il
parroco D. Antonio Lazzeri penso di provvedere ai bisogni. Anzitutto fece
riparare la volta, e non solo ripararla, ma anche pitturarla, e pitturare
pure le mura laterali dal valente imbrattamuri Sig. Pedrini Antonio
(strusci) di Bormio.
Fece ingrandire la sagrestia, e delle due che prima
esistevano ne fece una sola più bella e più chiara.
Fece fare la loggia (tanto cara e desiderata dai
mascalzoni) dai signori Falegnami Canclini Eusebio di Donato di Piatta e
dai fratelli del medesimo Parroco Sig. Lazzeri Gervasio e Paolo di Semogo.
Fece ristaurare e continuare il campanile dandogli la forma che conserva
pure attualmente (17 gennaio 1907).
N. B.:
Ricordiamo che, naturalmente,
si sta ancora parlando della vecchia Chiesa e non dell'attuale costruita
molto tempo dopo.
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LA STATUA DELL'IMMACOLATA
Nell'attual chiesa di S.Anna trovasi un altare
dedicato alla Beatissima Verg. Immacolata, portante un grandioso quadro
rappresentante la gloriosa Madre di Dio, (ora collocato nell'oratorio dei
confratelli) ma la popolazione invece di un quadro vedeva meglio
sostituirvi una statua.
Aderendo ai desideri di essa, massime delle Figlie
di Maria, il Parroco D. Luigi Rodigari acconsentì.
Palleggiato col fabbricator di Statue Sig. Nardini
Giuseppe di Milano in poco tempo fece aprire nel muro una nicchia e
collocarvi la statua tanto desiderata, della Madre SS. di Dio e madre
nostra, di Maria Immacolata.
Venne solennemente benedetta dal M. R. Sig.
Arciprete D. Carlo Santelli e fatto un triduo solenne ad onor della
Madonna venne collocata nel luogo designato.
La spesa venne fatta per la massima parte delle
figlie di Maria.
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CHIESA DI S.PIETRO
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Fondata nel 1537 quest'antica chiesetta posta in
amena ed incantevole posizione e che vanta di conservare tra le sue mura
importanti e preziosi affreschi del secolo XVI appartenenti come si crede
al valente pittore Valorsa aveva bisogni di pronti ristauri, minacciando
in caso contrario di rovinare quanto di prezioso in essa conteneva.
Apriamo
una parentesi per spiegare che:
Qualche
anno fa è stata rimossa la pala che nascondeva il prezioso affresco
dell'Annunciazione e la finestra rotonda posta nell'abside. In
quell'occasione si è potuto trovare la firma dell'autore degli affreschi
e la data:
Opus
Vincentii Brixiensis
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Opera di Vincenzo da Brescia 1545
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Con questa
data e firma si può altresì ritenere che gli affreschi della chiesa di
S.Lucia (nell'omonima frazione) sono dello stesso autore in quanto anche a
S.Lucia è riportato l'identico affresco dell'Annunciazione e identica
data 1545.
Riguardo
alla pala rimossa, la pala lignea è ritenuta del sec. XVI. La tela, che
rappresenta i Santi Protettori: Pietro - Erasmo e Marcellino è
indubbiamente più recente.
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L'iscrizione
sulla stessa pala
et
Post Haec in terris visus est cum Hominibus conversatus est
(Baruck III- 38)
ha fatto
pensare ad una Natività; infatti in Parrocchia è stata ritrovata una
tela antica che riproduce appunto una Natività - con misure che
corrispondono bene alla pala.
La tela
oggi è in atto di restauro e speriamo di poterla ripresentare presto
all'attenzione dei parrocchiani.
Già nel 1900 in occasione della Visita Pastorale
Monsignor Valfrè Vescovo di Como avea minacciato d'interdirla qualora
entro un anno non si fosse provveduto pei restauri occorrenti. Si era
quasi ridotta senza tetto, le mura si erano sconquassate, si aprivano in
crepacci; il pavimento interno molto antico e fatto in astrico
s'atteggiava ad onde di mare; le finestre sconquassate e sconnesse
lasciavano passare come i muri senza intoppo la gelida brezza mattutina.
Mancando i mezzi si stava innanzi alla meglio. Ma nel 1903 il zelante
Parroco D. Angelo Rossatti di Mazzo si mise con impegno e riuscì a
compiere quanto era solo rimasto nel desiderio del suo antecessore.
Si raccolsero offerte in Paese a Bormio e con esse
in poco tempo riuscì a rimettere le cose a posto.
Si rifece il tetto, si costrusse (costruì) il
pavimento in cemento si rimisero le porte sconnesse, per le quali anche
chiuse, non solo transitavano gatti e sorci, ma benanco animali di maggior
entità; si restaurarono i muri tanto all'interno quanto all'esterno in
modo da poter celebrare con maggior entità; si ristaurarono i muri tanto
all'interno quanto all'esterno, in modo da poter celebrare con minor
indecenza, e così si fece cadere l'interdetto che ormai da due anni
pesava sopra di essa.
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INCENDIO TOTALE DELLA FRAZIONE DI S.PIETRO
Anno 1904 - 4 Agosto
Erano le ore 15.00 del dì 4 Agosto 1904 e la
campana di S.Pietro diffondeva intorno intorno i suoi lugubri rintocchi.
Dietro la chiesetta omonima di recente restaurata s'innalzava una colonna
di denso fumo nerastro; l'incendio era scoppiato nel centro della
frazione. Un vento impetuoso batteva su que' rocciosi paraggi in direzione
di nord, alimentando il fuoco che in un attimo prendeva spaventose
proporzioni. Fu vista come una coda di fuoco staccarsi dal primo gruppo di
case e, volando, portare la distruzione ad un altro gruppo alla distanza
d'una sessantina di metri. Mezz'ora dopo la massima parte della frazione
era una fornace ardente.
Ai lugubri rintocchi della campana, alla vista del
fumo e del fuoco, da tutti i paesi circonvicini accorse gran quantità di
gente, ma per mancanza di acqua e contro quel vento forsennato non
giovarono i buoni desideri dei pronti soccorritori. Non si poterono
salvare che poche masserizie e tutto il raccolto di quell'anno fin allora
fatto, tutto andava in fumo. Molte famiglie rimasero completamente senza
casa e senza tetto, molti colle sole vesti che indossavano in quel giorno.
La carità cristiana però non lasciava senza soccorsi que' miseri cui la
fortuna avea dato ed applicato un colpo così fatale.
Sua Ecc. Monsig. Vescovo Valfrè informato per
telegramma mandava subito un generoso soccorso di L. 500; comitati di
beneficienza s'istituirono ogni dove, ai Bagni, a Bormio, A St. Caterina,
nei singoli comuni del Contado, in modo che in poco tempo e con denaro si
poté portare soccorso a que' poveri disgraziati. Il pianto però
cagionato da questo incendio non era ancora terso; ancora fumavano ed eran
ancor caldi i muri dei miseri avanzi di esso quando il dito di Dio era già
preparato per mandare un'altra volta sulla desolata roccia di S. Pietro un
castigo ed una piaga uguale alla prima e della prima peggiore. Era il
tempo ed il momento della mietitura. Parecchi aveano, al momento del primo
incendio, mietuto e lasciato nei campi la segala riunita in decime, per
seccare. Almeno questa raccolta la poterono salvare. Capitato l'incendio e
passato, pensarono a provvedersi un locale per depositare questo raccolto
presso le famiglie non danneggiate, le quali volenterosamente si
prestarono a quest'atto di carità e di pietà. Non erano ancor scorsi
otto giorni, quando nuovi e più lugubri rintocchi venivano annunciati a
S. Pietro.
Si era al 10 Agosto 1904.
Tutti si meravigliavano, tutti imprecavano contro
un incuria così scriteriata, ma eccitati dalla pietà accorsero di nuovo
a portare quel soccorso che poterono. Nel primo incendio furon distrutte
tutte le case dalla metà in fuori del paese; ma nel secondo rimanevano da
distruggere quelle dalla metà indentro. E furono distrutte radicalmente
con tutto il raccolto di quell'anno. Qui si constatò proprio il dito
vendicativo di Dio che veniva a pagare gli abitanti di questa frazione per
le liti continue, per le discordie in cui erano facili cadere, per la poca
santificazione della festa, e per gli odii accaniti che tanti
vicendevolmente si portavano e per lungo tempo. Ad ogni modo, se Iddio da
una parte percuoteva, dall'altra risanava. Coll'incendio tolse da tante
case l'occasione dei litigi e tutti si misero a fabbricare da sè
abborrendo qualunque comunanza. Permetteva ancora il Pietosissimo Iddio
che buoni e malvagi si rincorressero a compassione e venissero in soccorso
dei danneggiati e si raccogliessero in poco tempo circa L. 8.000 che
furono distribuite, in proporzione del danno, alle famiglie, escludendo da
queste abiti, panni e generi alimentari, i quali come i più urgenti
vennero dispensati, non appena furono raccolti. Vittime, grazie al Cielo,
non ve ne furono. Da Bormio partivano, e quindi si distribuivano, i
soccorsi da un comitato "pro S. Pietro" formato dal Sig.
Arciprete D. Carlo Santelli, dall'On. Cav. Sig. Pietro Rini - Sindaco di
Bormio e dal Sindaco di Valle di Sotto, ecc. e con questi, quantunque al
bisogno si richiedesse ben altro tuttavia si poté cominciare la
rifabbrica della nuova frazione, corrispondente ai bisogni dei tempi e con
maggior comodità ed estetica, tanto all'interno quanto all'esterno, ed
anche corrispondente alle prescrizioni della
Prefettura di Sondrio.
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Acqua
potabile
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1906
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La scarsità d'acqua in paese, che si verificava
massime d'inverno, nel tempo di maggiori geli, fece nascere ad alcuni,
oppugnanti parecchi, la felice idea di condurre in paese e d'aumentare la
scarsa esistente mediante tubazione. Si tenne adunanza, si fecero delle
sottoscrizioni, si ideò il luogo che doveva servire a sorgente di presa.
Ma sopra di questo non furono unanimi i pareri. Chi
consigliava di condurre l'acqua dalla Madonna del Soccorso, al Santel,
altri di condurre quella del Ronchèt, altri ancora, già che si faceva la
spesa non farla per poco, ma condurre tanta acqua quanta ne bastasse non
solo per uso domestico, ma anche in caso di incendio.
Questa ottima idea, per quanto fosse oppugnata,
prevalse. Si doveva ora passare alla scelta della sorgente sufficiente al
bisogno ed alla idealità. Si girò, da una Commissione a tale scopo
nominata, capo il Sindaco del Comune, Sig. Egidio De Gasperi di Cepina e
si trovò una sorgente abbastanza feconda ed ubertosa nella località
Mariciane, ma su territorio privato.
Qui la Commissione si trovò dinanzi ad un
problema.
I privati a cui l'acqua apparteneva, l'avrebbero
concessa? E se concessa, sarebbe concessa gratis?
Si domandò, e mentre prima si fecero ogni
promessa, quando si trattò di formulare un documento si opposero mille
ostacoli.
... Trovato questo ostacolo, dove si credea trovare
invece appianata la via, si salì dalla Commissione suddetta più in alto
verso nord delle Mariciane e quivi in territorio comunale nella località
Planel de li Fontana, per rinvenire tanta copia d'acqua da servire non
solo per Piatta, ma anche per S.Pietro, Ciuk, Ranzona. E' vero che costò
un po' di più, essendo più lontana, la tubazione, ma vi fu certo ancor
guadagno, stante che non si dovrebbe pagarla ad alcun proprietario,
essendo proprietà comunale. Trovata l'acqua sufficiente, fissato il luogo
si dovea pure, per necessità di cose, stabilire i mezzi di conduttura e
prima ancora fissare i cespiti sui quali si potesse far assegnamento per
le spese occorrenti. Si trovarono e si preparò ogni cosa. Il governo a
queste opere di pubblica utilità non manca mai di prendere parte.
Si stabilì di fare un prestito, garante il comune,
presso la Banca Depositi e Prestiti di Milano, di quanto potesse bastare
per la provvista di tubi di ghisa, ecc.... Si fece fare dal Sig. Ingegnere
Alfredo Cola di Bormio il progetto dei lavori e delle spese e non appena
fatto, si fece istanza al Governo se fosse concorso al
pagamento dell'annuo interesse presso la suddetta Banca. Il Governo
si sottomise al pagamento annuale del L.1,50% sull'interesse, restando a
carico della popolazione il restante L. 1,50%.
Si fece un documento notarile col quale tutti i
capofamiglia si impegnavano a prestarsi coll'opera o col denaro a questa
bellissima impresa e con questi precedenti si diede principio.
Ogni famiglia abitante o possidente in territorio
di Piatta e S.Pietro fu obbligata in forza del documento surriferito a
prestarsi per lo scavo in proporzione di censo, di famiglia e dei membri
di essa.
Lo scavo venne cominciato qui sopra il paese; nello
scavo si posero i tubi, che in questo frattempo furono ordinati e spediti.
Da un'apposita Commissione formata da n° 5 membri quali più e quali meno
attivi. I membri di essa furono: Sertorelli Giuseppe fu Giacomo, Canclini
Giacomo fu Tommaso, Demonti Abondio, Pietrogiovanna Marcellino e Sac.
Rodigari D. Luigi Parroco e Segretario di detta Commissione.
Appena giunti i tubi di ghisa, idranti e
saracinesche, trovarono già il posto a loro assegnato. Presto si ordinò
al fabbro Valgoi Gervasio di Semogo, abitante, esercente in Bormio, di
prestare la sua mano d'opera per la saldatura, che venne eseguita con
sufficiente accontentamento del Paese. Si terminò questa operazione, la
prova, la copertura dei tubi verso il principio del maggio 1907. Qui i
lavori si dovettero per un momento sospendere per non apportar troppo
danno alla campagna, che in questa stagione andava sempre più
rinverdendosi di erboso raccolto.
Si continuarono solo nella costruzione della vasca
d'ammortamento dell'acqua che discende impetuosamente da S.Pietro, vasca
posta a circa 150 metri sopra la Chiesa, (di proprietà Sertorelli Biagio
fu Giovanni e consorte Praolini Maria).
Nel cisternone fu rimessa l'acqua, solo
provvisoriamente, che si fece deviare dal rigagnolo dell'Al, per
provvedere alla scarsità d'acqua in paese e per averla pronta in caso
d'un disastroso incendio.
Nel settembre 1907
si ripresero i lavori di scavo e di conduttura al di sopra la vasca
d'ammortamento sino a S.Pietro e furono posti tubi di cemento, in parte
fatti spedire da una ditta di Bergamo, e in parte dal sig. Abramo De
Gasperi di Cepina. Ma dopo questo lavoro il gelo di novembre impedì che
si desse mano a d'altro e si sospesero. Appena nel 1907
si poté, l'ardente attività d'un membro della Commissione,
Giacomo Canclini fu Tommaso, che desiderava veder ultimato quanto prima
quest'opera, volle riprenderli, nonostante le critiche e le opposizioni
che incontrava in paese, perché qualcuno non voleva si andasse fino al
Planel de li Fontana a prender l'acqua, acqua che si poteva avere con
minor spesa intubando quella del Ronchèt. Le opposizioni furono vinte, le
critiche non ascoltate, i lavori continuati. Si cominciò a mettere i tubi
di ghisa sotto pressione sopra S.Pietro sino alla strada della Liglia che
conduce al Ciuk. Qui si fece un'altra vasca d'ammortamento più piccola di
quella già costruita a Piatta in territorio comunale e senza opposizioni
di sorta. Si devon lodare que' buoni terrieri di S.Pietro per le loro
volenterose prestazioni fatte in queste circostanze; ma essi, già
ustionati una e due volte dall'incendio, che tutto distrusse le loro
abitazioni e i raccolti, troppo, per esperienza, capivano l'importanza
d'aver la comodità dell'acqua vicina e non dover ricorrere per essa anche
d'inverno fino al Rin .
I lavori continuarono più o meno interrotti tutta
l'estate. Si mise la tubazione in cemento dalla vasca d'ammortamento di
S.Pietro sino al fondo della costa vicino al Monte. Si prevedeva che si
fossero messi tubi di cemento lungo il percorso della costa suddetta sino
alla vasca di presa, questi per la pressione dell'acqua e per la
precipitosa cadenza si sarebbero rotti infallibilmente; si pensò bene di
mettere i nuovi tubi di ghisa e così assicurare la partita.
L'opera venne eseguita. Si preparò anche la vasca
di presa e condotta a termine. Verso la fine di ottobre 1907 in pochi
giorni si preparò anche la fontana di S.Pietro e così si poté fare
l'inaugurazione dell'acqua, fatta con una certa solennità. S.Messa
cantata a S.Pietro, benedizione con la reliquia, Processione sino alla
fonte e benedizione dell'acqua seguita da un breve discorsetto tenuto dal
Parroco e finalmente un dolce simposio in buona compagnia, fra cui presero
parte allegri e contenti tutti que' buoni terrieri, singolarmente
tassatisi a tal uopo.
Erano soddisfatti , felici, una comodità simile
non l'aveano ancora goduta, parea loro di sognare, ma, pure, era realtà.
Volere è potere. Deo Gratias.
A Piatta l'acqua non arrivava ancora, perché non
si poterono compiere tutti i lavori di scavo sotto S.Pietro avendo dovuto
lavorare con mine. Ma a Piatta l'acqua non scarseggiava, sebbene non
giungesse ancor la potabile, perché si era provveduto a quella grassa
dal Rin e rintrodurla nei tubi al Dossaccio, e così, provvedere di acqua
tutto il paese, anche
la popolazione più in là del paese verso Bormio dando loro una
fontana con lavatoio. La rigida stagione impedì che si continuassero i
lavori, e si sospesero lungo la parte che rimaneva d'autunno e d'inverno
successivo 1907 - 1908.
In primavera 1908 si ricominciarono e si ultimarono
quasi del tutto, cosicché anche il paese di Piatta poté assaggiare una
buona volta l'acqua limpida e chiara, potabilissima del Planel de li
Fontana e sentirsi ristorata.
I lavori si compirono, o quasi, ma il denaro per
pagare gli operai? Ho detto, anteriormente, d'un imprestito presso la
Banca Depositi e Prestiti di Milano fatto dal Comune e resisi garante
tutto il paese, mediante il documento notarile.
Quest'imprestito era la sorgente del denaro, la
quale dava acqua o meglio denaro per soddisfare le spese non lievi che si
dovettero riscontrare.
Le spese per la provvista dei tubi, tanto di ghisa,
quanto di cemento, idranti, saracinesche, cemento, giornate di fabbro,
muratori, di tubi di canapa, lance, ecc. ammontavano a lire 12.000.= A
queste si devono aggiungere altre 2.000 lire circa per giornate di
manovali ed altri operai e spese occorse, come dalle specifiche presentate
dalla Commissione, risulta.
Il tutto ammontava a lire 14.000.= Fu una spesa a
cui non si credeva d'arrivare, ma, sia perché molti non alzarono
paglia, e per questo si dovettero mandare operai in loro supplenza,
sia per le spese impreviste e fuori progetto, ma necessarie, si dovette
arrivare a quella somma.
Come si salderà questo debito? L'imprestito fu
fatto col beneficio di saldarlo a mezzo rate d'ammortamento. Si domandò e
si ottenne il saldo nello spazio di 10 anni. Ogni anno, in un apposito
Ruolo, ove sono elencate tutte le famiglie utenti dell'acqua potabile, il
censo di ciascuna di esse, i membri di cui si compone, nella proporzione
di 3/7 sul censo, di 2/7 sulla famiglia, di 2/7 sui membri di essa, viene
assegnata la quota che tocca ad ogni famiglia. Il ruolo viene firmato
dalla Commissione, vistato dalla stessa, passato all'Esattore Comunale per
la riscossione, e tutti debbono pagare, anche più di quanto loro,
strettamente parlando, toccherebbe, avendo l'Esattore Comunale il 5% su
quanto riscuote. Così i capricci di non pagare in mano alla Commissione
si scontarono pagando all'Esattore il 5% in più della loro tangente.
L'ignoranza, socia indivisibile della malpiacenza,
si manifestò a chiare note nel popolo di Piatta, in questa circostanza, e
un biasimo sentito parta a suo carico da queste pagine e serva esso
d'ammaestrare e ben dirigere i posteri. Se in queste circostanze difficili
e scabrose, di condur l'acqua si avessero ascoltate le forti critiche, le
parole più che offensive che molte volte venivano lanciate contro i
membri della Commissione più attivi, certo che acqua in paese non
sarebbe mai giunta e tutti n'avrebbero sofferto grave danno. Si perseverò
nei lavori, affrontando non piccoli ostacoli e finalmente s'ottenne lo
scopo. Chi la dura la vince. Laus Deo.
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DISASTROSO
INCENDIO 9 Gennaio
1910
Con cuore ancora palpitante di dolore e con mano tremante, m'accingo a
descrivere il disastroso incendio che colpì questa povera Piatta la notte
dall'otto al nove gennaio 1910.
Era
una notte fredda e gelata d'inverno: serenissimo il cielo, soffiava
solo da settentrione un venticello acuto e penetrante che obbligava a
rinchiudersi nelle stanze ben riscaldate per non rimanere assiderati. La
calma, dopo le ordinarie faccende di casa della sera, si era ormai
stabilita in paese; un silenzio sepolcrale dominava su di esso. Le tenebre
della notte erano rotte di quando in quando dal fioco chiarore di luci o
lanterne di qualche vaccaro o vaccara che prima di riposarsi calava nella
stalla per dare un ciut del bestiame abbandonato alla sera, dopo il
pasto e la muntura, oppure da altro lume di qualche donna che ritornava
dalla casa vicina dove, in chiacchiere e in lavori, avea passato qualche
ora della sera. Alle undici di notte tutto il paese era ormai in braccio a
Morfeo e già sognava i placidi sonni. Alle undici e mezza circa le donne
che abitavano nelle case a destra della strada che da Piatta conduce a
Bormio, furono svegliate di soprassalto da una detonazione simile allo
scoppio di una mina; nell'aprir gli occhi un chiarore sinistro, che
barbagliava già nella vicinanza delle finestre delle loro stanze, colpì la
loro vista. Un grido di spavento uscì dalle loro bocche. Precipitarono dai
letti, corsero alle finestre gridando al fuoco. Le vampe, intanto,
prendevano più larghe proporzioni, sempre più. Partivano da un a casa del
centro e portate dal vento, piegandosi ora a destra ed ora a sinistra, ora
a nord ed ora a sud, appiccavano fuoco a quanto combustibile trovavano.
Chi può immaginare l'orrendo spettacolo? In cinque minuti pei tetti tutti
ricoperti di legno, e quindi facile esca per le fiamme, fu una fornace
ardente dalla fontana delle Liberate sino alla Chiesa. Il grido di quelle
donne, l'accorrere per le strade strepitando, il chiarore sinistro che
sempre più si diffondeva fu causa che in poco tempo tutto il paese fosse
in modo atterrito. Prima cosa fu quella di chiamare la gente abitante
nelle case già ardenti, e visto che ormai tutti erano in moto pel
salvataggio del loro bestiame, si cercò di sottrarre alle fiamme quanto si
poté. L'incendio avea preso tali proporzioni che in nessuna maniera anche
con pompe e macchine si sarebbe potuto domare. Circa a mezza notte arrivò
il soccorso tanto desiderato. I pompieri di Bormio, con macchine, soldati,
borghesi d'ogni classe. Il popolo di Cepina, a cui si deve dare certo una
lode, fu talmente pronto ad accorrere che arrivò quasi insieme ai pompieri
di Bormio, e prima di ogni altro popolo. Ma, in generale, a tutti si deve
dare una lode, perché tutti si sono impegnati a tutti fecero quanto le
loro forze permisero. Il carro pompa di Bormio giungendo in paese trovò
ostruzionata la via per le immani fiamme che l'attraversavano, fu
costretto, abbattendo siepi, steccati, ecc. a passare sotto l'abitato, sui
campi per portarsi qua sotto la casa parrocchiale e immettersi sulla via.
In un attimo furono adattati i tubi e le macchine collocate all'Al
eseguivano il loro ufficio, spingendo acqua a tutto potere nei tubi. In
questo tempo si utilizzarono anche due pompe sugli idranti già preparati.
Andava acqua dappertutto, ma ormai era troppo tardi e le case in fiamme si
dovea lasciar bruciare senza speranza di salvarle, solo procurare di
isolare il fuoco. La chiesa e la casa parrocchiale esse pure avean
cominciato ad essere vittime delle fiamme. Che fare? Una mezza compagnia
di alpini forti e coraggiosi agli ordini del loro capitano si spinsero sul
tetto della chiesa e da qui sul crestone di fronte. Di là non si mossero e
con due lance spegnincendio bersagliavano le case fronteggianti e la
chiesa stessa. Lingue di fuoco si spingevano fino al campanile e poco
mancò che pure questo andasse in fiamme. Intanto colavano sotto forma di
accesi carboni i telai delle finestre della chiesa dalla parte nord e sud,
e si temeva che da un momento all'altro pure la chiesa andasse in fiamme.
Il SS. fu asportato nel soprastante locale scolastico e depositato così
alla meglio sopra un tavolo con un grande crepacuore del parroco di dover
così trattare Gesù in Sacramento. Gli oggetti preziosi della chiesa
raccolti in fascio ed essi pure trasportati sui campi e dati in custodia
delle B. Guardia di Finanza fino al mattino. La casa parrocchiale? Essa
era difesa dal corpo dei pompieri di Bormio che lavoravano indefessamente
con due pompe a respingere le fiamme che come vortici tutto voleano
trascinare tra le loro sfere. Per cinque ore continue si lavorò a
tuttouomo tanto dai pompieri sulla casa parrocchiale quanto dai bravi
militari sul crestone della chiesa. Più volte si videro bragiate le
scandole in legno che coprivano il piovente sud della casa
parrocchiale, ma sempre col pronto soccorso dell'acqua si poté allontanare
il pericolo. Per precauzione, però, da essa venne spostato ogni mobiglio
lasciandola nuda e squallida da ogni suppellettile. Era un orrore il
vedere un tale disastro. Il cuore del Pastore non poteva più reggere a
tale rovina, non pel danno da lui sofferto, ma sibbene pel timore che
qualcuno, data la tarda ora in cui scoppiò l'incendio, fosse rimasto
vittima. Girò il Paese, s'informò come poté, nel tempo in cui estranei
asportavano il suo mobiglio, ma ben poche informazioni poté assumere,
vedendo ben poche delle sue pecorelle, ma solo estranei. Anche quelle
poche in preda alle più vive e desolanti ambasce. Consolava come potea in
simili circostanze, ma avrebbe avuto bisogno lui pure prima degli altri,
conforto, sollievo e ristoro. S'informò come poté e venne rassicurato che
nessuna vittima umana si dovette lamentare nell'incendio. Respirò e
ringraziò il Signore e S.Anna che avessero voluto salvare il suo popolo.
Il fuoco, intanto, andava man mano consumando le sue risorse e in molte
parti rimanevano pustizzoni ardenti e fumo sinistro, di fiamme non se ne
vedevano più. Cominciava a farsi giorno finalmente, ma ahimè, che giorno!
Che domenica si passò! Uno non avea vesti, l'altro mancava di ogni
alimento, tutti senza casa. Bestiame errante e ruggente ancor per la
campagna. Fieno bruciato. Un odore di incendi per tutto il paese, rovine
ancora fumanti. Dio mio, che squallore di morte! Si pensò alla meglio. I
poveri incendiati furono caritatevolmente accolti nelle case salvate, si
diedero loro provvisoriamente vesti e cibo. Subito s'istituì un comitato
di soccorso a Bormio. Da ogni paese arrivavano provvigioni di ogni genere
pei primi bisogni. Insomma il Buon Dio che avea aggravato sua Santissima
mano col castigo, parea ora impietosito per questo povero popolo ed eccitò
la generosità nel cuore altrui per un pronto soccorso. Il parroco provvide
per i primi bisogni di cibo portandosi dai negozianti del paese ed
assicurando loro che a nome suo dessero agli incendiati, in caso si
presentassero quanto era notato di sua mano sopra un biglietto che avrebbe
lasciato ad ogni incendiato bisognoso che avesse ricorso a lui. In questo
modo si provvide alle prime urgenti necessità. I disgraziati ebbero
condimento, farina, riso, pane, olio, insomma quanto aveano bisogno più
stretto. Il tutto ammontante a circa L. 200 fu saldato poscia con denaro
offerto a favore degli incendiati, non avendo il Parroco mezzi di pagare
queste spese, sebbene fossero state ordinate da lui. In paese si raccolse
fieno e paglia pel bestiame. Il fieno raccolto pel triduo dei morti, non
ancor venduto, venne distribuito gratis in proporzione del numero del
bestiame che ciascuna famiglia avea. Della segale dei morti parte fu essa
pure distribuita alle famiglie più bisognose per farsi un po' di pane.
Insomma si cercò di alleviare nel miglior modo possibile, ciascuno secondo
le proprie forze, questi poveri disgraziati colpiti da inumane iettature.
Il comitato di Bormio, nominato ivi perché nominandolo qui non "fossero
delle parzialità" per ragione di parentele, si impegnò a tutto potere
mandando dei reclams per ogni dove vi fossero amici e conoscenti,
sollecitandoli di soccorso. Le lontane Americhe, la Svizzera videro gli
stampati portanti la notizia del disastro ed assieme la preghiera del
soccorso generoso si raccolse in questo modo circa L. 22.000. Anche il
Sommo Pontefice Pio X cui si ricorse per sussidio, non volle esser secondo
a nessuno, ed immediatamente fece spedire L. 1.000 mille. S.M. il Re, la
Regina, il Governo, tutti mandarono generosi soccorsi. Tra i benefattori
più cospicui si deve notare a perenne memoria dei posteri la signora
Paolina Ghigo - Pescarolo di Torino, la quale, venendo in questo paese
ogni anno e facendo celebrare una funzione particolare il giorno della
Natività di Maria SS., riprese affezione e volle costruire a sue spese una
casetta a beneficio dei poveri di Piatta, intitolata alla Consolata di
Torino. Di esse si parlerà in seguito.
Memorie
Il 14 maggio 1795 era nominato Vice Curato il Sac. Rocco Patrizio
Silvestri, da Livigno e, impressionato dall'angustia della chiesa
esistente, si mise all'opera per costruirne una nuova, più ampia e
decorosa.
In data 20 settembre dello stesso anno 1795 troviamo scritto:
"Congregata in quest'oggi l'onorata vicinanza di Piatta ad istanza
dell'attuale anziano di questa ven.da chiesa e di me inf.ta
per deliberare circa il ristabilimento necessario a farsi della chiesa, ha
saggiamente determinato e stabilito di accingersi subitamente all'impresa
di ristabilirla e ripararla nell'anno prossimo venturo, almen per quel
tanto che si potrà senza pregiudizio. Circa poi il disegno da prendersi
s'è determinato di alzarla tutto intorno quel tanto che si crederà
necessario per far che riesca opera bella a dissegno compiuto. A questo
fine s'è prudentemente giudicato di eleggere quattro deputati che
presiedino a tutta l'opera, invigilino, esortino: come di patti son stati
eletti e nominati i quattro inf.ti cioè di Piatta Gio. Dom.co
Pedrana e Cristoffero Sertorelli; di Gotrosio Antonio Gallona fu
Lorenzo; di S.Pietro Giacomo Praolini d.o del monte, incombenzati e
pregati dall'intera vicinanza di voler assumere quest'incarico e
diligentemente amministrarlo sempre colla direzione ed assistenza anche di
me infrascritto così avendomi graziosamente provvisto la vicinanza sud.ta
ed ancora assieme cogli anziani della chiesa che saranno pro tempore. La
vicinanza poi intiera si è obbligata e sottomessa di prestarsi gratis a
tutta la spesa e a tutto il lavorio di manoalità, condotte ed altro che
abbisognerà tanto prima che nel tempo. Ai sopradetti deputati poi la
vicinanza ha dato ordine di cominciare senza remora a preparare disporre
per lavorare a tenor che la saggia prudenza gli detterà. Questo ordine
dell'intiera vicinanza son stato pregato io inf.to di scriverlo a
futura memoria e pronta esecuzione.
In fede
Don
Rocco - Patrizio Silvestri
di Livigno V. Curato
A.° 1796 lì 3 luglio.
Congregata l'On.ta Vicinanza pensando a far dinaro per l'imminente
ideata pubblica della chiesa ha determinato che si faccia una raccolta di
fieno e di grano quanto maggiore si potrà ogni anno al tempo della
raccolta avendone ancora eletti i deputati ai quali quando il ricerchino
si passerà quella ricognizione che sarà di giustizia.
|
In fede
|
Don Rocco Patrizio sud.to
|
|
A.° 1796 li 4 7bre.
Radunata more salito l'Onorata Vicinanza ha decretato in esecuzione
dell'antecedente partito dei 20 9bre dell'anno scorso che lavori colla
massima assiduità a preparare i materiali per la fabbrica della chiesa: ha
cambiato il deputato di S.Pietro Giacomo Praolini d.o d'Urbano: di
più si sono eletti due altri deputati cioè S.r Urbano Praolini, e
S.r Abbondio Canclini i quali assieme a me Vice Curato dovranno
diriggere la fabbrica, e specialmente pensare a far l'accordio col Mastro
Giuseppe Masini e preparare il dinaro necessario riscuotendo le Polize
semplici fatte negli ultimi anni, i residui limosine che affine di dar
principio alla d.a fabbrica nella prossima primavera.
|
In fede
|
Don Rocco Silvestri sud.o V.C.
|
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A° del Signore 1797 in giorno di domenica li 21 del mese di Maggio.
Piatta.
In
esecuzione degli antescritti ordini e partiti di vicinanza legalmente
congregata fin dall'anno scorso dopo che decisamente si stabilì di voler
venire alla tropo necessaria rifabbrica di questa V.da Chiesa di
S.Maria e S.Anna non si mancò di cominciare in sull'atto a dar mano con
ogni possibile attività alla preparazione di materiali necessari al fine
inteso. E prima di ogni altra cosa si pensò a far l'accordato come
all'ultimo antescritto ordine e Partito di Vicinanza. Questi i fatti segni
il giorno 2 di ottobre dell'anno scorso 1796 nel quale fu rogata la
scrittura dell'Accordio coi patti, riserve, spiegazioni e limitazioni, e
clausole opportune e necessarie. Questa scrittura venne estesa e
pubblicata dall'Ottimo Signor Notaio Francesco Antonio Schena stipulata
per una parte dagli Agenti - Anziani e Deputati della Ven.da Chiesa
e rispettiva Vicinanza, e dall'altra dal Sig. Giuseppe Magini di Imagna
Pieve di Lucarno, quale si assunse l'obbligo di questa fabbrica, quall'uomo
capace di fedelmente eseguirla. L'opera intera fu delineata e descritta
partitamente nella sua scrittura a capo per capo talché questa serve tutta
assieme e di Scrittura d'Accordio, e di dissegno dell'opera da farsi. A
chi piacesse risaperne i fatti e le condizioni reciproche di tale
contratto potrà leggere la sud.ta Scrittura quale conservasi
insieme all'altro di questa chiesa. L'opera intiera fu accordata al sud.to
Magini pel prezzo di L. 4.200.= nella nostra moneta comune di Bormio
obbligandosi egli a tutta la maestranza e manoalità necessaria, con
l'obbligo solo di dargli tutto il materiale necessario al piede della
fabbrica e di qualche aiuto ai giorni festivi. Stabilito così questo
contratto sempre con maggior impegno si dovette pensare al preparamento
dei materiali.
La prima cosa a cui si dette mano fu la calcina. Si pensò di voler
ordinare una fornace nella vicinanza, acciò riescisse e per questo e per
li futuri bisogni, ma l'impossibilità di poter ritrovar i sassi di calcina
comprovata da più periti fece tosto desitere da questo pensiero. Si pensò
dopo di voler andare a Cipina, ma questo pure fu annullato per motivo
della lontananza. Per ultimo si risolvette di andar a Furva, sperando
ancor che un popolo numeroso com'è questa vallata insigne, non avrebbe
mancato di prestar qualche caritatevole aiuto, il che però non si fece,
penso io, perché la fatica sempre pesa. Mandato a questo effetto un
obbligante memoriale all'Ill.re Consiglio Ordinario di Bormio si
ottenne il rescritto n° 25 piante da potersi tagliare metà gratis nel
bosco di Valserasina. Si domandava di più e in boschi più commodi, ma
l'ambizioso interesse de' Signori Bormini non acconsentì di favorire di
più un opera così lodevolmente Santa. In tutto il restante dell'autunno e
dell'inverno successivo non si fece altro che tagliare e condurre questa
legna. Molte furono le fatiche che ci volero, e più molti gli incomodi.
All'aprirsi poi della Primavera con maggior sollecitudine si diede mano a
preparare e condurre i sassi convenevoli per far questa calcina. Non è a
ridirsi il lavoro che ci volle, lo sanno coloro che l'hanno fatto:
l'incomodo riuscì massimo per aver dovuto condurre la maggior parte de'
sassi dalla contrada o torrente di Uzza fino a S.Antonio. Qui addietro si
darà la distinta di tutto lo speso a far fare questa fornace di calcina,
non computato però il molto delle giornate che tutte si fecero gratis dai
vicini, come pure si darà la distinta del ricavato dalla calcina venduta.
A' 25 del mese di Aprile a sera gli si diede il fuoco quale si mantenne
fino ai 30 dello stesso parimenti fino a sera: mentre essendosi usata ogni
attenzione sortì egregiamente bene ed onnimamente cotta. Nella seguente
festa si condusse gratis parte dai vicini, parte da quei di Bormio e parte
da alcuni di Furva. Da venti a venticinque carri incirca fu condotta sulla
fabbrica ed il restante cioè di 33 carri circa fu venduta a L. 25.= per
carro. Terminato così questo incomodissimo lavoro per la lontananza più
non si aspettava che la venuta dei Mastri a dar principio; cresceva
intento ogni giorno di più l'impazienza di vederli arrivati: questi
tardarono a venire dai primi di maggio sino ad oggi giorno antescritto 21
maggio. Si cominciava quasi a temere che non volessero più venire, e già
s'era pensato a provvedere altrimenti. Ma intanto fedelmente arrivati in
questo stesso giorno s'è dato principio a levar i tetti, gli altari, etc.
preparando il lavoro per non perder tempo. Invocato pertanto il Divin
Aiuto e la celeste benedizione sopra la fabbrica mediante l'Esposizione
del S.s. Sacramento e canto delle Litanie de' Santi fatto in questo dì a
questo fine radunatosi formalmente l'intiera vicinanza, decretò la
condotta della sabbia ed altri necessari materiali da farsi a giornata dai
vicini concordemente gratis, cioè due giornate senza condotta di bestie ed
una colla condotta e finito un primo giro d'ogni famiglia cominciarsi
tantosto un altro collo stesso ordine. Nel seguente lunedì li Mastri
cominciarono a demolire con ogni attività, ed in seguito han proseguito e
proseguirono il lavoro. Ottenutosi previamente dall'Ill.mo e Rev.mo
Mons. Vescovo di Como Carlo Rovelli il decreto favorevole di poter dar
mano all'opera impiegar le rendite della Chiesa, e durante la fabbrica di
poter celebrare la Messa e fare tutte l'altre funzioni nel vicino Oratorio
previa però la Benedizione secondo il rito di questo, il Sig.r
Can.co Sertorio Pierantonio a questo specialmente delegato venne
nel dì 24 dell'antescritto mese di maggio a farne la funzione solenne e da
questo giorno tutte le funzioni si fanno nel sud.o Oratorio fino a
che la Chiesa siasi decentemente ridotta. Il sullodato Decreto del
Vescovo, unitamente all'attestato della Benedizione solenne dell'Oratorio
esistono nelle memorie di questa Chiesa.
Sembrando intanto che sebben la fabbrica avesse cominciato, mancasse lo
zelo e la premura de' Vicini in prestarsi alla condotta de' materiali, fui
io il primo che misi sott'occhio un altro dissegno fuori dall'accordato
lontanissimo dalla bellezza e maestà del primo, lo proposi ai Mastri Capo;
e comecché l'interesse lo lusingava facilmente, s'indusse a cambiar la
natura del contratto abbracciando il secondo: salva però in questi
frangenti l'approvazione della vicinanza; cominciai a far lavorare su
questo secondo dissegno: proseguiva, quando, informatisi di questo, alcuni
vicini cominciarono a richiamare fortemente. A questo punto conobbi che la
vicinanza voleva durare nel dissegno e contratto primiero: feci dunque in
allora desistere da quel lavoro ed aspettai alla Domenica prossima
successiva che cadde ai 4 giugno in cui, formalmente congregata, previo
l'avviso, la vicinanza, a pieni voti si decretò l'insistenza sul primo
contratto, ricusando onnimamente il secondo: non ebbi affronto da questa
contraddizione che mi fece il mio popolo; perché già da principio la
conobbi ragionevole. Io insistetti sulla necessità di aver maggior
diligenza e premura nella condotta de' materiali; tutto mi si promise, ed
in effetto in questi primi giorni, molto si lavorò con buona unione. Vedo,
però, che sono solo al principio e che moltissimo mi manca, in altro non
ho riposto la mia fede e confidenza che nell'assistenza e nell'aiuto
divino: opero e lavoro per la casa di Dio, egli mi assisterà e mi
provvederà ne' più difficili bisogni.
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Ad
æternam rei memoriam A° 1798 die 27a.
Il cittadino Parroco di questo luogo Rocco Patrizio
Silvestri dopo che ebbe fatto demolire l'antica piccola eseurissima Chiesa
di S.Anna, dopo che ebbe dato principio alla nuova rifabbrica conforme
l'accordato come costa dalla scrittura d'accordio ed avvenne, che fu
eletto Parroco di Semogo per conseguenza nel mese di Luglio 1797 diede la
rinunzia al Popolo di Piatta. Inseguito a tale rinunzia fui eletto io
Gianalberto Raisoni di Livigno in Parroco di Piatta nel dì 29 Settembre
dell'anno sud.o 1797.
I posteri potranno immaginarsi in quale stato
trovai questa Chiesa Parrocchiale nel mio ingresso in essa, mentre eran
percorsi solo cinque mesi, dacché si era dato principio alla
ristaurazione; non si vedevano che quattro pezzi di muro innalzarsi tra i
muri di sassi ed altri materiali. Dovetti sul punto accingermi a far
coprire col tetto queste mura, e sgombrate al di dentro per quanto fu
possibile dal materiale, così in questo stato fu benedetta nel giorno 11
novembre dell'anno sud.o - 97; e così come trovasi ufficiata per
tutto il seguente inverno. Alli 11 di Maggio dell'anno 1798 arrivò il
capomastro Magini con altri tre compagni e riasunse il lavoro colla
massima attività. Non è da ridirsi quanto io m'impegnai nel decorso
dell'inverno per accumulare dinari, onde poter in breve ridurla a termine.
Ordinai a questo fine una questua generale per tutto il contado: io
medesimo andai a Livigno a questuare, e raccolsi un'abbondante limosina,
come può vedersi al seguente registro. Non è nemmeno da ridirsi quanto
il popolo di Piatta affaticò per prestare il necessario materiale, sassi,
sabia, calcina e gesso; di solo gesso ne condussero 29 carri dalla
Val-Furva, cavato propiamente dalla miniera. Fortunatamente si trovò una
profonda vena di sabia bellissima nel fare lo scavo per il novo cimitero
dietro il coro, da dove si cavò tutta la sabia necessaria per terminare
l'opera. Tra per l'appunto l'anno della rivoluzione: quanti timori, quante
spese, quante fatiche anche a motivo della rivoluzione?! Eppure ad onta di
tutto questo, nell'atto che la fabbrica andava a grandi passi avanzandosi,
si fece altro novo accordio col med.mo Magini, cioè si fece
stabilire la facciata della Chiesa al di fuori e rifare la sagristia (ciò
che non entrava nel primo accordio) per il prezzo di L. 300. Onde può
ognuno immaginarsi quanto dovesse essere attivo e indefesso il Popolo nel
prestare i materiali per una fabbrica che si credea poter ridurla a
termine appena in tre anni. Eppure tutto si compì gloriosamente nel breve
spazio di soli quindici mesi con gran stupore e meraviglia dei Popoli
circonvicini.
Terminata in così ottima e lodevol forma la
Chiesa, partirono i Mastri il dì 26 agosto -98; ed io pensai ben tosto
per fare a Dio, alla gran V.M. ed alla gloriosa S.Anna un solenne
ringraziamento per l'assistenza prestataci nel decorso tutto della
fabbrica. Ordinai a questo fine un solenne triduo da cominciarsi il giorno
8 Settembre. Fu, infatti, eseguito nei giorni 8 - 9 - 10 Settembre 1798 -
con lo sparo di mortai in tutti i giorni, colla Messa Solenne, e Vespri
ancora in Terzo, con predica mattina e sera, coll'intervento di molti
sacerdoti, col numeroso concorso di popolo da tutte le terre circonvicine,
con esposizione del Vener. con solenne Te-Deum in tutte tre le sere, in
somma fu eseguito con grande solennità, e con altrettanta pietà,
divozione ed allegrezza del mio popolo.
Tuttociò sia detto affinché i posteri vengano
animati dall'esempio dei suoi antenati ad essere solleciti nel mantenere
decente ed adorna la Casa di Dio.
Anno 1799 lì 7 Novembre.
Avendo il Venerando Capitolo di Bormio per
l'attuale vacanza di parroco in questa V.Cura eletto me per tenere
l'antico suo diritto a supplire alla veci di Parroco quantunque inabile a
tal peso e vedendo io Can.co Giovanni Simoni, che nonostante le
fatiche sostenute dal mio Antecessore Gian Alberto Raisoni nel rifabricare
la Chiesa atterrata dal rev. Sig. Don Rocco Patrizio Silvestri, vi mancava
quello che era più necessario, vale a dire la metà del tetto di essa,
perciò per ovviare quei pericoli che nascer potevano da questa mancanza e
quindi patire la recente fabrica, contro ogni aspettazione oltimamente
riuscita, ho stimato d'inviare, come difatti trasmisi, una mia lettera ad
ogni parroco di questo esimio Contado, supplicandoli di permettere che
nelle loro Parrocchie facesi fare una questua per gli occorrenti bisogni
di questa chiesa, con cui ancora loro raccomandai caldamente, che in
giorno festivo eccitassero i loro popoli a concorrere con le loro limosine
a dar soccorso a questa povera vicinanza e chiesa mancante dei mezzi
necessari al riattamento de' tetti; ed altre spese. Quindi dietro alle mie
istanze, avendo avuto una favorevole accondiscendenza da detti Rev.di
Parrochi ho spedito per le Parrocchie dell'intiero Ecc. Contado alcuni
uomini di questa vicinanza a raccogliere le limosine de' fedeli, quali
essendo state a me consegnate perciò di esse ne darò il dovuto conto
distintamente, acciò ogniuno veder possa dove e in che sono state
impiegate.
Legenda:
Vicinato
= Popolazione
Tosto
= Presto
Comecché
= Siccome
Il Sacerdote Don Luigi Sertorio promosso dalla Coadiutoria di
S.Maria Maddalena in Valdisotto alla Parrocchia di Piatta nell'Aprile del
1923, continuando e favorendo l'iniziativa già in corso da alcuni anni
per la costruenda nuova chiesa si impegnò nella raccolta delle offerte.
Intanto andava procurandosi un progetto che soddisfacesse ai bisogni della
Parrocchia. Fu incaricato il Sacerdote architetto Moioli insegnante al
collegio di Gorla Minore, ma siccome il progetto fatto da lui riuscì di
proporzioni troppo vaste veniva ridotto nelle misure dall'Ingegnere Comm.
Vitali di Sondrio.
Dopo una serie interminabile di
questioni con i privati per il passaggio (tutte le opere buone al loro
inizio devono esser fecondate dall'opposizione, dalle difficoltà che
ritemprano l'animo e la volontà per far fiorire e maturare l'iniziativa)
superate dalla risolutezza e dalla costanza di Don Luigi Sertorio si
poteva finalmente dare inizio ai lavori. I fondi della località Sompdos
scelta per la costruzione della Chiesa venivano donati alla fabbriceria
dai singoli privati:
Da parte della Pedrana Elisabetta
zappativo distinto con il mappale n. 4386 =a di are 3.00 estimo L. 1.50
Da parte di Pietrogiovanna Primo ed
Enrico zappativo distinto con il mappale n. 4386 =c di are 3.00 estimo L.
1.50
Da parte di Pedrana Maria zappativo al
mappale n. 4386 =d di are 2.90 estimo L. 1.45.
Fu istituita una commissione che
cooperasse con il Parroco alla direzione e alla amministrazione del
finanziamento dei lavori composta dalle persone più influenti in paese e
precisamente dai signori - Dei Cas Onorio - di Bonaventura - Canclini
Daniele fu Nicolò - Dei Cas Pio fu Abbondio - Bracchi Francesco fu
Cristoforo - Canclini Emilio fu Casimiro - Canclini Innocente fu Casimiro.
I lavori intanto entrarono nel loro
pieno sviluppo. La popolazione, ad eccezione di pochi, erat cor unum et
anima una di fronte alla grande opera alla quale si accingeva; e si impegnò
di fatto con giornate gratuite, con offerte generose in denaro e lagname.
Una lode particolare va fatta ai giovani i quali con entusiasmo
meraviglioso si prodigò al trasporto gratuito dei sassi specialmente
d'inverno sulla neve con le loro slitte.
Furono occupati alla costruzione tutti
i muratori della frazione sotto la direzione del Capo-Mastro Pedretti di
Grosio.
Il giorno fissato per la benedizione e posa della
prima pietra fu il 2 maggio 1926. Presente una grande folla venuta da
tutti i paesi del bormiese e tutto il clero del vicariato si svolse la
cerimonia suggestiva. Il sacerdote Carlo Santelli arciprete vicario
foraneo di Bormio delegato dall'Ordinario alla benedizione della prima
pietra rivolgeva al popolo parole di incoraggiamento ed elogio. Nella
pietra si depose una pergamena ranchiusa in un
astuccio con la seguente dicitura (in latino):
Ad
Perpetuam rei memoriam
la
cui traduzione così recita:
Anno del Signore 1926
giorno
11 mese di Maggio
Pio XI Papa
Rev.mo Canonico Antonio Piccinelli
amministratore della diocesi di Como
(essendo vacante il vescovo)
Vittorio Emanuele III°
Re d'Italia
-------
Clero e popolo presente
insieme con i fabbriceri
il Molto rev. Carlo Santelli Arciprete di Bormio
delegato dall'ordinario
benedisse e pose
la
Prima Pietra
della nuova chiesa parrocchiale
da erigere ad onore di S.Anna
mentre tutta la popolazione
applaude e prega.
- seguono le firme -
Volantino distribuito in tutto il
mandamento:
Nuovo Parroco
1932
Nominato prevosto di Vervio il Parroco Don Luigi Sertorio gli succede il Sac.
Stefano Armanasco di Tovo che si investe del beneficio parrocchiale di Piatta il
giorno 24 maggio 1932 tre giorni dopo la sua ordinazione sacerdotale, e prende
possesso il giorno 10 luglio 1932.
Triduo alla B.V. del Soccorso
24 - 26 Luglio 1932
Imperversando da due mesi e più il cattivo tempo che minacciava seriamente
il raccolto dell'annata, i capi-famiglia di questa frazione fecero istanza
presso il parroco perché si facesse un triduo propiziatorio alla Madonna
del Soccorso. Tutta la popolazione si strinse attorno al
S. Simulacro; il giorno 24 Luglio 1932 fu portata processionalmente alla
Parrocchiale dove rimase fino alla sera del 26 festa di s.Anna titolare
della parrocchia.
La
Madonna del Soccorso venerata con fede cantante da tutte le popolazioni
del Bormiese anche nel passato glorioso per le grazie ricevute, portata
sul suo trono trionfale dai Confratelli del S.S. Sac. è passata sorridente
e benedicente attraverso le nostre campagne e fu riaccompagnata la sera
del 26 Luglio da centinaia di figli venuti anche da altri paesi, alla sua
cappella.
Folla entusiasta e devota, si può dire tanto più entusiasta e riconoscente
alla Madonna del Soccorso che già incominciava ad esaudirla regalando dopo
due mesi di pioggia la prima giornata splendente di sole. Il triduo
solenne e devoto per le funzioni solenni e le numerosissime S. Comunioni
si conchiudeva con la trionfale processione lasciando nel cuore del popolo
un grato ricordo e una fede rinnovata.
Visita
Pastorale
19 Ottobre 1932
S. Ecc. Mons.
Alessandro Macchi esce dalla Valfurva e sale a
Piatta. Tutta la popolazione di questa parrocchia si è raccolta ad
incontrarlo al dosso del Cimitero. Stendardi, croci, veli bianchi,
Confratelli, Consorelle, le fanciulle della poesia, la musica, una bella
processione attendeva, S. Ecc. Mons. Vescovo per accompagnarlo alla
parrocchiale. Alle ore 16 la automobile di S. Ecc. attraversa il ponte di
Combo, e sale la strada di piatta. Un ondata di entusiasmo si diffonde tra
la gente che attende ansiosa. S. Ecc. discende dalla macchina sorridente e
benedicente alla popolazione applaudente mentre la musica un inno
trionfale. S. Ecc. sosta al Cimitero per il suffragio di rito e giunse
alla parrocchiale attraverso le vie pulite e ornate di piante resinose.
Mons. Vescovo impartisce la benedizione con il S.S., visita il
Tabernacolo, gli altari , la chiesa, umida piccola piegata alle pareti e
sulla volta; bella solo come S. Ecc. diceva alla popolazione, per la fede
e la pietà dei figli suoi che la frequentavano con amore e l'hanno
occupata, durante la cerimonia della visita Pastorale, tutta anche negli
angoli e negli altari per partecipare alla S. Messa e Comunione generale.
Ma bisogna soggiungere subito che Piatta è alla vigilia di
un'inaugurazione di una nuova chiesa che guarda come a protezione sulla
valle pianeggiante e saluta il viandante con il suo campanile snello e
presto con la voce delle sue campane.
E' facile scrivere queste cose ma è doveroso pensare ai sacrifici
di questa gente che non ha né può avere grandi risorse; pensiamo ancora
a quel Sacerdote che per anni spinse e guidò la popolazione di questo
paese all'ardua ma tanto necessaria impresa. Sua Ecc. amministrava la S.
Cresima a 70 bambini. Trovava poi nella sua occupatissima giornata, il
tempo di visitare la Chiesa nuova. La esaminava in tutti i suoi
particolari dando consigli oppurtuni, suggeriti dalla sua rara competenza
e illustre e generoso mecenate faceva consegnare al Parroco L. 500 a
titolo di incoraggiamento a proseguire i lavori.
Lasciava la Parrocchia promettendo sarebbe venuto presto per la
Consacrazione della Chiesa.
La Morte del Santo Missionario
Giosuè Dei Cas
(4 Dicembre 1932)
Il
nostro buon ed umile fratello Giosuè Dei Cas fu Anacleto è morto a Wau
nel lazzaretto dei lebbrosi, lebbroso lui pure. Pagò la sua vita nel
nascondimento e nel dolore, là nel suolo africano proprio là dove le
Missioni portano come sigillo particolare il sacrificio. Nato nella
frazione Burat il 27 settembre 1880 nel 1905 si presentava
all'istituto Missioni Africane di Verona. Figlio della montagna, aveva
della montagna l'ingenua franchezza. Il suo portamento interiore non era
che la scorza che nascondeva un cuore esuberante di giovinezza, di una
giovinezza forte e rigogliosa, sempre fresca, perché nutrita dall'amore
per Iddio e per le anime. E precisamente andava per consacrare le sue
energie a coloro che tra i poveri sono i più poveri, i figli della povertà:
i neri dell'Africa Centrale.
Il Campo del suo Lavoro: L'anno 1907 egli partiva per
l'Africa, modesto senza alcuna pretensione, quasi meravigliato di essere
stato riconosciuto buono per una causa così grande. La sua prima campagna
fu tra gli Scilluk: Popolo fiero e superbo e selvaggio ostinato e restio
ad ogni infiltrazione europea. Giosuè Dei Cas vi giungeva sorridente,
quasiché attendesse da lungo tempo di penetrare in quel popolo. E fu
amato. Lavorò 13 anni consecutivi. Fu poi richiamato in Italia per un po'
di riposo e nel 1924 ritornò tra i suoi fieri Scilluk con l'entusiasmo
dei suoi primi anni. Ma il Signore attendeva il suo Apostolo e gli preparò
una prova amara si, ma degna del suo servo. I suoi giudizi non sono i
nostri e le sue vie non sono le nostre.
Un giorno il nostro Giosuè si accorse
di aver contratta la lebbra. Ebbe un istante di sorpresa e di tristezza.
Non era la terribile malattia che gli faceva paura, no: era il pensiero di
non poter più lavorare fra i suoi neri. Ma quando seppe che i suoi
superiori avevano già potuto trovargli un posto in un lebbrosario della
missione, il sorriso sfiorò ancora quelle sue labbra che già
cominciavano a sentire gli effetti del male. L'apostolato per lui era
assicurato e ripeteva allora:"La mia malattia non è più una croce,
è una fortuna, posso essere più missionario di prima".
Fra i lebbrosi a Wau, nella missione
di Bahr el Ghasal il governo inglese ha aperto un lebbrosario, per riunire
tutti gli sventurati colpiti dalla crudele malattia ed applicare ad essi
in nuovo rimedio scoperto dopo 10 anni di studio.
Questo rimedio è dato dall'olio
dell'Hiduocarpus e si somministra agli ammalati due volte alla settimana
con iniezioni, e riesce a salvare anche il trenta per cento degli ammalati
all'ultimo stadio. Nel lebbrosario di Wau entrava il 10 ottobre 1928 il
fratello laico Giosuè Dei Cas per pregare, soccorrere e soffrire e morire
come i suoi fratelli di sventura con il sorriso sulle labbra e la gioia
nel cuore. Rimane di lui una lettera da cui emana una fragranza di zelo
una semplicità ammirabile:"Il Signore dice: mi ha dato questa
infermità come una piccola croce da portare ed io l'abbraccio
serenamente. Passo la mia giornata tra i miei cari fratelli neri e parlo
loro della bontà di Dio. Ma ciò che mi rende felice è questo: ogni
mattina un padre viene apposta da Wau per celebrare la Messa. Mi hanno
detto che mi si provvederà un Tabernacolo e poi rilascerà qui vicino a
me il Signore. Io non posso desiderare di più. E non è questo un
Paradiso? Chi più beato di me?" E svolse il suo programma di
apostolato con una bontà ed una delicatezza tutta sua propria essendo
l'anima di quello sventurato.
La morte l'accettò con il sorriso del
servo buono e fedele, l'accettò e l'offrì a Dio, perché fosse
preservazione di altre vite più giovanili. A un confratello che negli
ultimi istanti gli diceva di confidare in Dio rispondeva:"E' meglio
che muoia io stesso e che siano conservati i più giovani e più forti di
me" anima veramente apostolica gode ecclissarsi, perché restino
coloro che possono attuare il Regno di Dio. Spirava lasciando alla terra
il suo corpo coperto di piaghe e di miserie, piaghe e miserie che si sono
già cambiate in gemme brillanti per il Paradiso.
Funerali
in Parrocchia
Il giorno 19 dicembre 1932 tutta la popolazione di
Piatta con numerosi interventi dai paesi vicini tributava gli estremi
onori ad un umile suo figlio Giosuè Dei Cas. La salma non c'era, riposa
dal 4 dicembre nell'umile cimitero di Wau nell'Africa Centrale. Umile
pagina di sofferenza la sera. Pastore sulle montagne dello Stelvio a 25
anni ne cambia le umili vesti con quelle di povero frate entrando nella
Congregazione dei figli del S.Cuore di Msr. Comboni di Verona. Poi
l'Africa fu la sua passione; ritornato nel 1920, nonostante il permesso,
anzi l'insistenza del suo
superiore non volle rimanere a casa più di un mese. Ripartì: curando i
lebbrosi lo colse la terribile malattia, ma quanto tempo si passò prima
che si decidesse a far conoscere il suo eroismo alla sorella ed al
fratello. Scriveva spesso ma sempre nel nativo dialetto, portando un caro
ricordo della patria che non avrebbe più riveduto, poi le sue lettere
vennero a mancare, forse le dita erano cadute: il 12 corr. un laconico
telegramma informava l'Istituto di Verona della sua scomparsa avvenuta il
giorno 4 dicembre 1932.
Una parabola di lode guasterebbe
l'insegnamento ed il monito che dalla sua tomba pur lontana sempre si sprigiona.
Chiesa Nuova
Continuazione
dei lavori
Aderendo al desiderio di S. Ecc. Mons. Alessandro Macchi, vescovo
di Como, di donare sollecitamente al culto la nuova Chiesa in sostituzione
della vecchia ridotta ormai a uno stato compassionevole e indecorosa per
l'esercizio del culto, si diede nuovo impulso ai lavori. La nuova Chiesa
all'epoca della visita Pastorale 19 - 20 ottobre 1932 per quello che
riguardava l'assetura* (tetto, intonaco e finestre) era ormai ultimata,
mancava il pavimento, luce e suppellettili. Il pavimento si presentava con
un sottofondo in cemento greggio che nascondeva un bloccaggio di circa 40
cm di sassi fatto completamente sulla roccia. E la chiesa poggia con le
sue fondazioni veramente sopra firmam petram, la muratura e posta a fior
di terra, il fondamento scende alla profondità di mezzo metro nell'angolo
nord della facciata. Ricchi di progetti ed intenzioni, ma poveri di
risorse si deliberò di provvedere alle cose più necessarie e che
importavano minor spesa. I falegnami del paese Canclini Innocente fu
Casimiro, Dei Cas Onorio fu Bonaventura, Canclini Erminio di Bonifacio e
De Monti Giovanni fu Abondio seguendo i disegni tracciati dal Maestro
Cesare Rini di Bormio - diplomato all'accademia di Brera e insegnante
disegno nelle scuole di avviamento professionale di Bormio eseguirono le balaustre,
il pulpito ultimato il 20 agosto 1933 rivestito da 4 tavolette
riccamente intagliate e poi applicate al pulpito dallo stesso, Maestro
Rini Cesare rappresentante i simboli dei quattro Evangelisti, la bussola
della porta centrale e l'armadione delle Confraternite in fondo alla
chiesa. Contemporaneamente veniva fatto l'impianto della luce elettrica
dall'operaio elettricista Tenci Giovanni Antonio di Gervasio abitante a
Ranzona. Il filo partendo dalla Sagristia sale nel cornicione e lo
percorre tutto nell'intorno con una diramazione per ogni lesena.
Si decise di far un impianto interno per ragioni estetiche e di
pulizia.
Sopralluogo
del Sig. Ingegnere
Antonio Giussani di Como
Il giorno 21 maggio 1933 l'illustre dott. Ing.
Antonio Giussani di Como membro della Commissione Diocesana di arte sacra
appositamente invitato faceva un accurato sopralluogo alla Chiesa vecchia,
agli altari, alla suppellettile che a suo tempo sarebbe stata trasportata
in Chiesa nuova. Detto sopralluogo portava a queste conclusioni:
"Rev. Sac. Stefano Armanasco parroco di Piatta
In relazione al mio sopralluogo data
del 21 cm insieme con mio nipote sig. Gabriele Giussani, che ha una
speciale competenza in architettura, le comunico il nostro concorde
parere:
1-L'altare maggiore della Chiesa vecchia è una
buona opera d'arte che necessita di essere trasportata nella Chiesa nuova.
2-Lo stesso dicasi dell'ancona appesa all'alto
dell'abside;
3-Idem per l'ancona dell'altare di Sinistra
(S.Francesco);
4-Per l'ancona dell'altare di destra si potrà
togliere il tabernacolo che non è proprio ne necessario ne utile, in modo
di avere la simmetria con l'altare di sinistra che non lo ha.
Siccome poi le dorature moderne splendono troppo,
con io consiglierei di darvi una velatura.....
In detta circostanza esprimeva il suo parere
intorno al pavimento e diceva:
5-Riguardo al pavimento io sconsiglio di
usare piastrelle di cemento semplice intarsiate a disegno, perché ritengo
che avrebbero una piccola durata e verrebbero pertanto laccate. Io mando
due preventivi: uno della ditta Enrico Sanpietro di Como, che sta
lavorando a Bormio (nel nuovo garage Perego all'inizio del Paese dove lo
stradone si biforca) l'altro della ditta Ambrogio Bernasconi e F. che
lavora molto in Valtellina.
Il Sanpietro farebbe il pavimento a
mosaico veneziano come il tipo allegato, per cui chiede L. 25 per i campi
e L. 42 per le forme, oltre il trasporto e l'energia elettrica per la
lucidatura a macchina.
Il Bernasconi farebbe il pavimento a
piastrelle di famiglia, come al disegno allegato al prezzo di L.20 il mq.
che io ho ridotto però a L. 19. Il disegno allegato è identico a quello
del Santuario del Crocifisso di Como e sarebbe tutto a cassettoni bianchi
e neri.
Se Ella potesse mandarmi le
planimetrie della Chiesa io stesso potrei segnarvi il disegno esatto del
pavimento. La ditta Bernasconi è ottima e sicura ed io me ne valgo quasi
sempre per i miei lavori di studio. Io ritengo in questo modo di aver
risposto a tutte le sue domande, e se di qualcuna mi fossi scordato scriva
pure liberamente.
Con cordiali saluti.
Sig. Antonio Giussani
In seguito a questa relazione il giorno 5 giugno venne raccolta la
Commissione della Chiesa Nuova per sentire il parere dei componenti
intorno alla pavimentazione della Chiesa stessa, in questa circostanza il
cronista ebbe occasione di rilevare diversi pareri. Tot capita tot
sententiæ. Il noto adagio dei nostri padri trova le sue ragioni di essere
anche nelle cose di minore importanza. Chi l'avrebbe voluto in legno ed
erano i falegnami, chi lastroni di granito di S.Antonio o in pietra dolce
di Grosio come gli stipiti delle porte centrale e laterali trasportati da
Grosio dall'inclito capo-mastro Pedretti che presiedette ai muratori nella
costruzione della Chiesa, chi ancora in piastrelle di cemento, altri più
progrediti ma meno economici in piastrelle di marmo. Prevalse il parere di
chi decise di pavimentare la chiesa in piastrelle di famiglia a
compressione idraulica.
Si interrogarono due ditte, la ditta
Ghilardi di Milano e Bergamo e la Bernasconi di Como le quali in
concorrenza tra loro proposero i loro prezzi e le loro condizioni e dato
l'interessamento dell'Ing. Giussani si diede la preferenza alla ditta
Bernasconi.
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In data 14 giugno 1933 l'Ing. Giussani
scriveva:
Rev. Parroco di Piatta
Mi affretto a mandarle la regolare
lettera di preventivo, delle ditte A. Bernasconi in data 12 c.m. in cui
vedrà che son riuscito a ridurre il prezzo da L. 19 a 18,50 al mq. Badi
che nella lettera è segnata la profondità di 4½ cm. del sottofondo
sotto il piano finito del pavimento, ma manterranno anche cm. 3½ se il
piano di sottofondo è già ultimato, come mi pare di aver visto; Le mando
lo schizzo del pavimento della navata con il disegno delle piastrelle.
Riguardo alla Sagrestia mi par bene fare un disegno semplice a dama. Per
il Presbiterio Ella può scegliere un disegno a cassettoni con al centro
una piastrella decorata.
Ella può fidarsi pienamente dalla
ditta Bernasconi tanto più che il suo capo verrà a passare le vacanze a
Bormio con la famiglia e quindi potrà ben dirigere il lavoro.
Mi ritengo a sua disposizione per
qualunque occorrenza. Con cordiali saluti.
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Sig. Antonio Giussani
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Trascrivo la lettera della ditta A. Bernasconi nella quale vengono esposte
le condizioni poste dalla ditta stessa in merito al lavoro:
Rev.
Parroco di Piatta
Come da sua pregiata segnamo il prezzo e condizioni per la fornitura del
pavimento della nuova chiesa di Piatta.
Pavimento alla chiesa presbitero e sagrestia per circa mq.240 coi vani da
eseguirsi con mannette mosaico levigate quadre di 20x20 a fondo unito,
bianche e nere. Campo a disegno formato a cassettone e fasce laterali
bianche e nere come contro ordine. Merce data franco a ½ camions a Piatta
e posa in opera nel posto a ½ nostro operaio al prezzo di L.18,50 al mq. a
vostro carico preparazione sottofondo a cm. 4½ sotto il livello del
pavimento finito; le forniture della malta e cemento per la posa e la
manovalanza in aiuto al nostro operaio.
Pagamento 50% alla posa in opera e la rimanenza entro il 1933 netto
di sconto. Lavoro eseguito a regola d'arte con materiale ottimo e ben
levigato.
Per la fornitura della malta q.li 3 di calce e 10 di cemento Portland
tenendo conto che il camion grosso non può arrivare a Piatta e quindi si
deve ricaricare il materiale a Bormio su un altro più piccolo con maggiore
spesa di trasporto siamo certi che troverete il prezzo segnatovi di vostra
convenienza non avendo proprio nessun margine.
Restiamo in
attesa di una cortese conferma e con distinta stima salutiamo.
Como, 12 Giugno 1933
A. Bernasconi
Accettate le condizioni offerte si
procedeva alla ordinazione del lavoro. Il primo luglio 1933 giungeva il
materiale da Como, camion e rimorchio con circa 100 q.li e l'operaio mandato
dalla ditta, certo Corti di rebbio; due giorni dopo poteva iniziare il lavoro
che ultimava in quindici giorni precisi. Con quella Chiesetta ricca di luce, che
rappresentava l'epilogo di tutto un cumulo di sacrifici di una popolazione
volenterosa e tenace, appariva finalmente, se non ultimata, almeno in grado di
accogliere i devoti per l'assistenza ai S.S.Riti. La ripresa del lavoro dei
falegnami segnava l'inizio del mesto esodo dalla chiesa vecchia di quelle
anticaglie sfuggite all'incendio della Sagrestia (nel maggio del 1915 dopo la
funzione ad onore della Madonna gli inservienti vuotavano i carboni ancora
accesi del turibolo nella cassa del carbone e a notte inoltrata si sviluppava un
violento incendio che distrusse l'oratorio dei confratelli soprastante alla
sagrestia stessa e vari oggetti della Confraternita del S.S. Sacramento e della
sagrestia tra cui un' antica croce astile di valore se le affermazione di
tecnici di Piatta sono attendibili). Cassettoni con il fondo marcio fradicio per
l'umidità sofferta nella sagrestia vecchia, armadioni male in gamba.
A questo punto come era impietosito giunge ancora all'orecchio del
cronista il tono elegiaci dei commenti degli anziani del paese che mal si
adattavano a quell'esodo improvviso. Atteggiati a a modesti precettori forti
della loro formidabile esperienza presumevano opporsi all'abbandono di quella
chiesa che riepilogava loro un passato denso di cari e preziosi ricordi.
Vecchietti indignati conservatori tenaci, crocchietti di vecchiette refrattarie
al progresso aiutavano l'esodo di quella roba, e i falegnami iconoelausti che
avevano osato persino smantellare l'altare maggiore. Poveretti! Il loro
atteggiamento è giustificato dalla venerazione direi quasi dall'attaccamento
affettuoso che essi sentivano per la loro chiesa, e il distacco che essa doveva
essere per loro un passo, un taglio doloroso. E' doveroso però aggiungere che in
seguito lodevole anzi ammirabile divenne la loro accondiscendenza e la loro
cooperazione morale e materiale quando videro la nuova chiesa mettersi bene. I
cassettoni di sagrestia vengono riveduti e riattati, quello delle pianete e
calici viene accorciato di 10 cm., perché fosse adattato alla piccola sagristia
posta a levante. L'altare maggiore smontato nelle sue diverse parti attende di
essere ricomposto. Si comincia dalla pala o ancona trovata ancora in ottimo stato.
Ancona dell'altare
E' del solito tipo architettonico a colonne, in legno scolpito,
dipinto e dorato. Sulla base sono festoni di frutti e statuette. Ai lati
si innalzano due colonne, tortili e ornate di volute foglie, ecc., foglie
d' acauto, tralci con grappoli e statuine, sormontati da capitelli
compositi. Sopra è il fastigio spezzato coi tronconi attorcigliati a
volute su cui sono seduti angioli con fiori e da cui pendono festoni di
frutti. Nel mezzo del fastigio e tra ricchissime volute fogliaccee espanse
e accartocciate, una targa con il monogramma IHS e la data 1692. La
tradizione la vorrebbe importata dal paese di Munster. Fu trasportata alla
chiesa nuova il giorno 20 agosto 1933. Smontabile a base, le colonne, il
fastigio potè essere rimossa con facilità ed essere ricomposta
nell'abside della chiesa nuova a mt. 2,30 del pavimento sorretta da due
mensole di legno. L'altare maggiore eccettuate le riparazioni estremamente
necessarie fu conservato nelle sue linee primitive; fu abolito soltanto il
gradino superiore dei candelabri. Piccolo questo altare con due semplici
gradini sopra la mensa (per i candelabri) ornati da due fasce intagliate
applicate al frontespizio, l'una settecentesca e barocca rimane con
attesa di essere costituito da un altro più decoroso. Detto altare e
sormontato da un tabernacolo a tempietto in legno riccamente colorato. Tra
le colonnine ornate di foglie e tralci dorati, sono cinque nicchie in
forma di finestrine barocche, con entro statuette scolpite. Al centro è
quella del Redentore, legato alla colonna, ai lati sono la Vergine,
S.Cristoforo ed altri due Santi. Sovrasta le colonne una ricca trabeazione
retta da capitelli compositi. Sopra di essa una piccola balaustra e una
mezza cupoletta sulle cui facce sono ornati di volute e di testine di
Cherubini. Sono recenti le due statuette di cm. 17 rappresentanti
S.Gioacchino e S. Anna poste in alto a fianco della mezza cupoletta.
Furono eseguite da Toloni di Villa Dallegno (Ponte di Legno) come saggio
per altri lavori che avrebbero dovuto eseguire.
Benedizione della Nuova Chiesa
Ultimati i lavori del pavimento e dell'altare
maggiore la Chiesa apparve sufficientemente decorosa per lo svolgimento
dei S.S. Riti. Si era pensato alla consacrazione, ma data la inclemenza
della stagione già avanzata si decise di rimandarla ad un tempo più
propizio. Sua Ecc. Mons. Vescovo Alessandro Macchi acconsente ed autorizza
l'Arciprete di Bormio Sac. Dottor Evaristo Peccedi a benedirla.
La cerimonia è fissata al 21 settembre 1933. E' preceduta da un
devoto triduo di predicazione tenuta dal Rev. Parroco di Oga Don Felice
Gaffuri. Al mattino nella vecchia chiesa ha luogo la S. Comunione
generale, mentre andava svolgendosi quell'ultimo Rito tutti provavano un
non so che di rammarico pensando di dover lasciare quella chiesetta,
vecchia sgretolata si, ma tanto bella per la fede dei fedeli che l'hanno
sempre amata e frequentata.Nonostante il cattivo tempo affluirono numerosi
i devoti anche da altri paesi. Alle ore dieci ½ ha inizio la solenne
cerimonia, mentre piove dirottamente, ma questo non diminuisce
l'entusiasmo della gente che seguì con interesse lo svolgersi del Santo
Rito suggestivo che donerà al culto divino la Chiesa, la sua Chiesa
grondante ancora dei loro sudori e dei loro sacrifici. Si entra in chiesa,
la folla irrompe e vi occupa tutti gli spazi. Come chi sale la montagna
quando raggiunge la vetta respira e si ricrea contemplando il panorama e
si compiace della sua salita e ne dimentica i disagi, così la buona
popolazione raggiunta questa meta si compiace con se stessa del cammino
fatto e tutto dimentica e sacrifici e fatiche mentre soddisfatta riposa
all'ombra del grande fabbricato che è divenuto casa del Dio vivente.
Prima della messa solenne il Rev. Arciprete di Bormio indirizza al popolo
la sua parola di alto elogio. Segue la S.Messa che riunisce in uno tutti i
sentimenti del popolo. Sono sentimenti di gioia, di soddisfazione e di
gratitudine che la popolazione di Piatta offre in unione con il Sacerdote
a Dio in segno di riconoscenza alla sua Provvidenza dalla quale si è
sempre sentita sorretta durante il lavoro che sembrava superiore alle
possibilità di una frazione di 500 anime.
Questa giornata lasciava nel popolo una incredibile impressione di
bene.
Piatta, 21 Settembre 1933
In questo giorno 21 settembre 1933 festa di S.Matteo Evangelista ad
ore 10½ in questa parrocchia di S.Anna in Piatta Pieve e Vicariato di
Bormio, comune di Valdisotto, essendo presenti il R. Sac. Stefano
Armanasco, Parroco di Piatta, il Sac. Agostino Acquistapace, Parroco di
Cepina, il Sac. Felice Gaffuri, Parroco di Oga, il Sac. Battista Peri
Delegato vescovile in S.Maria ai Monti in Valfurva, il Sac. Luigi Sertorio
Prevosto di Vervio ed altri Sacerdoti e Chierici e presente parimenti
tutto il popolo di Piatta e parecchi devoti accorsi da altre parrocchie il
Sac. Don Evaristo Peccedi Arciprete di Bormio delegato a questo atto da S.
Ecc. Rev.mo Mons. Alessandro
Macchi Vescovo di Como, benedì solennemente secondo la formula del
Rituale Romano la nuova Chiese di Piatta dedicata a S.Anna e vi celebrò
con rito solenne la prima S. Messa assistenti clero e popolo commosso.
In fede
Sac. Evaristo Peccedi -
Arciprete di Bormio
Sac. Stefano Armanasco - Parroco di Piatta
Sac. Agostino Acquistapace - Parroco di Cepina
Sac. Felice Gaffuri - Parroco di Oga
Sac. Battista Peri - Deleg. a S.Maria dei Monti
Altri
lavori nella Nuova Chiesa
Il Coro: In legno cembro, un disegno del Maestro Cesare
Rini di Bormio, venne eseguito nel gennaio 1935 dai falegnami di Piatta
Canclini Innocente - Canclini Erminio - De Monti Giovanni - Dei Cas
Tranquillo - Canclini Giuseppe fu Marcello.
Via Crucis: Il disegno della cornice è del Maestro Rini di
Bormio, la tela ad olio è quello della vecchia Via Crucis eretta
canonicamente nella chiesa vecchia l'anno 1799.
Le colonnette tortili gotiche furono scolpite dal
Maestro Rini compresi i capitelli e le fiamme ornamentali, il resto fu
eseguito dai nostri falegnami.
Detta Via Crucis veniva inaugurata il giorno 8
marzo 1935 nel quale Sua Ecc. Mons. Tranquillo Paolo Silvestri vescovo
titolare di Gèrico - ma ora residente a Bormio presso il Rev. Arciprete
Peccedi, ne faceva l'erezione canonica conforme al verbale steso e
conservato nell'Archivio. Sua Ecc. Mons. Silvestri (Missionario
dell'Istituto Comboni di Brescia - poi dal 1924 vescovo di Kartom
nell'Uganda, si era poi ritirato dal 1933 a Bormio) cominciava la
Cerimonia con la S.Messa - indirizzava al popolo la sua parola per mettere
in luce il tesoro di indulgenza che arricchisce quella devozione e poi
procedeva alla cerimonia della erezione secondo le regole prescritte dalla
S.Congregazione della Indulgenza.
S. Anna
1936
La solennità tradizionale di S.Anna è stata
contraddistinta quest'anno a Piatta da maggiore partecipazione da parte
dei Paesi della valle, facilitata anche dalla giornata festiva. Alle
numerose Sante Comunioni del mattino sono seguite poi le celebrazioni
solenni con grande devozione alla santa, tenuto dal Rev. Sac. Don Teodoro
Pruneri di Isolaccia, e la imponente Processione del pomeriggio.
Il corpo musicale del dopolavoro di Piatta ha
accompagnato il corteo religioso e ha rallegrato la sagra con le melodiose
e buone esecuzioni.
Ci rallegriamo vivamente con il nuovo Parroco D.
Armanasco, il quale, con fervore al voto da Noi espresso nella Ia visita
Pastorale, ha continuato la cronistoria della Parrocchia.
Auguriamo che non vi siano mai pagine nere da
rigistrare, ma tornino tutte per la maggior Gloria di Dio.
Siamo poi tornati con grande piacere in questa 2a
visita, perché, a Dio piacendo, il voto espresso nella 1a trovò il suo
compiacimento, ed abbiamo potuto stamane costatare il nuovo Tempio, così
ben riuscito nelle sue linee architettoniche.
Alessandro Macchi - Vescovo di Como
17/8/1936
Consacrazione
della Nuova Chiesa Parrocchiale
In occasione della 2a visita Pastorale Sua Ecc.
Mons. Alessandro Macchi, nostro amatissimo vescovo, consacrava la nuova
Chiesa Parrocchiale, edificata in onore a S.Anna, Madre di Maria Vergine,
il giorno 17 agosto 1936, fissando il giorno anniversario alla 4a domenica
di agosto. Circondavano Mons. A. Macchi, il Parroco Don Stefano Armanasco,
il Can. Angelo Gaddi, Segretario Vescovile e Convisitatore, il Sac. Don
Luigi Sertorio, Parroco Prevosto di Vervio, già Parroco di Piatta e
costruttore della Chiesa, l'Arciprete di Bormio Dott. Evaristo Peccedi, il
Sac. Giacomo Pruneri Parroco di Isolaccia. Il rito della Consacrazione,
seguito da tutto il popolo era il suggello divino alla indifessa attività
dei Parroci Don Luigi Sertorio e Don Stefano Armanasco per l'erezione ed
arredamento della nuova Chiesa, era inoltre la più ambita ricompensa, il
più prezioso coronamento di tutti i sacrifici sostenuti da questa
popolazione per la propria Chiesa.
La nuova Chiesa è e rimarrà in mezzo a voi, disse
Mons. Vescovo, l'abitazione di Dio, la cattedra di verità, dove
imparerete a conoscere, amare e servire Dio, sarà la mensa, alla quale vi
accosterete per pulire l'anima vostra, la casa del Padre, al quale andrete
per domandare Pace, perdono, conforto e vita.
Così, alla luce della fede, la popolazione di
Piatta amerà, frequenterà la sua Chiesa, che s'innalza come un trono a
difesa del Paese, come un calice offerto a Dio con i sacrifici, le
preghiere, le opere buone di ogni giorno, per i vivi e per i morti.
"Laus
Deo"
1a Messa
del Sac. Giuseppe Canclini:
Il 22 maggio 1937 veniva consacrato sacerdote da Mons. Alessandro Macchi,
vescovo di Como, Don Giuseppe Canclini di Angelo e nel pomeriggio giungeva
in Parrocchia, accolto da tutta la popolazione con il clero di Valdisotto.
Da 39 anni non si celebrava in Parrocchia una 1a S.Messa:* spontanea,
entusiasta e solenne riuscì questa manifestazione. Tutte le associazioni
di A.C. parteciparono ai SS. Sacramenti e cospicui dono furono, per
l'occasione, presentati dalle associazioni e dai parenti e amici al
festeggiato. Con la popolazione e il Clero furono presenti anche le
autorità civili. Parlò del Sacerdozio alla messa Solenne il Sac. Luigi
Sertorio, Prevosto di Vervio e già Parroco di Piatta che iniziò alla
vita sacerdotale Don Giuseppe. Pre l'occasione prestò lodevole servizio
il corpo Musicale di Piatta. Al festeggiato furono fatti auguri di santo e
fecondo apostolato nella Parrocchia di Codera, alla quale era destinato.
Buon esito ebbe l'istanza presentata dal Parroco Don Stefano Armanasco a
S. Ecc. Mons. Vescovo perché la destinazione a Codera fosse sostituita
dalla destinazione alla Parrocchia di Arigna, più vicina e più cara al
cuore di Don Giuseppe, perché già destinazione del compianto suo zio Don
Marino Canclini, morto Arciprete di Isola. Gli auguri formulati per Codera
vanno realizzandosi ad Arigna, dove Don Giuseppe getta abbondante la buona
semente nel campo dissodato dallo zelo apostolico dei suoi antecessori, in
particolar modo dallo zio Don Marino Canclini di v.m.
Don Beniamino Praolini, morto parroco a Pedenosso,
celebrò la sua 1a S.Messa il 4 giugno 1898.
S.S. Missioni = 17 - 25 ottobre 1937
Questa pagina di vita religiosa della
Parrocchia doveva essere scritta dal Parroco Don Stefano Armanasco, che,
non senza sacrifici, volle le S.S.Missioni; preparò la popolazione alla
straordinaria predicazione, che da 23 anni non si aveva in Parrocchia;
visse le giornate ammirando i sacrifici di tutti per partecipare, in modo
particolare il sacrificio di numerosi operai, che da Val Fraele, dopo le
giornate di lavoro, discendevano per sentire le prediche e risalire al
mattino; raccolse abbondanti frutti di rinnovata vita cristiana. Ma quello
che egli non poté fare perché chiamato, dopo pochi mesi, dalla fiducia
dei Superiori a reggere la Parrocchia di Aprica S.Pietro, sarà brevemente
ricordato nella sua successione cronologica. La sera del 17 ottobre tutta
la popolazione accoglieva i missionari Don Sertorio Butti, Arciprete di
Villa di Tirano e Don Marco Gherbi di Chiuro, che sino dal loro primo
incontro, raccolsero larghi segni di consenso, infervorando ciascuno a
seguire con costanza la Parola di Dio. La nuova Chiesa, che per la prima
volta offriva la sua accogliente ospitalità alla predicazione delle
S.S.Missioni, appariva insufficiente ad accogliere tutti. Frequentatissime
anche le istruzioni ai ceti particolari, che con chiarezza e pratica
pastorale furono dettati dagli instancabili Missionari. Totalitaria la
partecipazione ai S.S. Sacramenti, edificanti le Comunioni generali,
particolarmente bella l'ultima giornata, con la visita al Cimitero, quale
ricordo delle S.S.Missioni, posto fra le tombe dei nostri morti, come
promessa di fedeltà fino alla morte, ai sacri impegni riaffermati in
questa circostanza, come segno di quella vita che si gode, oltre tomba,
quando, in vita, si osservò la Legge di Dio, come preghiera ai morti di
continuare la loro preziosa e consolante assistenza ai vivi, onde, un
giorno, uniti nella gloria, insieme vivano tutti all'ombra della croce di
Cristo. Il giorno 25 partivano i Missionari lasciando in Parrocchia grato
e riconoscente ricordo del loro zelo Pastorale, con l'augurio che Dio
ricompensi con abbondanti benedizioni tutto il bene fatto a questa
popolazione.
1938 = Triduo alla Madonna del Soccorso
(13 - 14 - 15 maggio)
Si attendeva, da molto tempo, l'acqua tanto necessaria alla nostre campagne
e la popolazione di Piatta, che già per la festa di S.Marco, si era portata,
con le popolazioni della Valdisotto, al Santuario del S.Crocifisso di Combo,
decide di fare il Solenne Triduo alla Madonna del Perpetuo Soccorso. Le
offerte per i festeggiamenti giungono anche dai paesi vicini. Si trasporta
il Venerando Simulacro della Vergine in Parrocchia, tiene discorso, nei tre
giorni, il Parroco di Cepina, Don Agostino Acquistapace, animando tutti a
confidare in Maria, Ausiliatrice dei Cristiani: la Madonna non fa attendere
la grazia, già il primo giorno con la pioggia benefica ristora le riarse
campagne, benedicendo le campagne che diedero un insperato e abbondante
raccolto. La Madonna, anche quest'anno, riconfermò nell'anima dei sui
devoti, i segni visibili della materna sua sollecitudine.
26 Giugno
1938 - Don Armanasco lascia la
Parrocchia
Don Stefano Armanasco, che da sei anni reggeva la Parrocchia di Piatta, è
nominato parroco di Aprica S.Pietro. Domenica 26/06/1938 dà il suo saluto
alla popolazione commossa e profondamente addolorata per la sua partenza.
Don Stefano, curando con zelo illuminato il bene spirituale della
Parrocchia, aveva pure condotto a termine importanti lavori nella Chiesa
Parrocchiale, tanto da lasciare nel cuore di tutti un ricordo che la
distanza e il tempo non cancellarono dalla vita religiosa della
parrocchia. Curò con particolare attenzione lo sviluppo delle associazioni
di A. Cattolica, il canto sacro, la comunione frequente, il regolare
funzionamento delle classi di catechismo, l'arredamento della nuova
chiesa, che durante la sua permanenza a Piatta, venne benedetta e
solennemente consacrata da S.E. Mons. Alessandro Macchi, ns. amatissimo
vescovo. Era sua intenzione di costruire la nuova Casa Parrocchiale, a
fianco della nuova Chiesa, quando dalla fiducia dei Superiori, anche in
bene al premio compiuto in questa Parrocchia, fu chiamato a reggere la
Parrocchia di S.Pietro in Aprica. Di animo mite, cercò sempre di
conciliare lo spirito di unione e concordia, ebbe gli oppositori,
difficoltà diverse che facilmente superò, meritandosi tutta la stima e la
simpatia dei benpensanti. Il dolore della sua partenza, sincero e
universale, lo seguì con l'augurio che nella nuova Parrocchia, egli trovi
altre anime che seguono il buon Pastore, che in Piatta così felicemente
iniziò il suo Ministero Pastorale.
28 Giugno - Economo Spirituale
26 Ottobre - Parroco
In seguito a rinuncia del Sac. Stefano Armanasco, venne da S. Ecc. Mons.
A. Macchi, nominato Economo Spirituale di Piatta il Sac. Giov. Battista
Peri, da quattro anni canonico Teologo di Bormio, che alla vigilia di
S.Pietro, trasportava la sua residenza da Bormio a Piatta. Dopo l'esame di
concorso, tenutosi a Como, il 25 ottobre 1938, veniva nominato il giorno
26 Parroco di Piatta.
Con pensiero di viva riconoscenza a S.E. Mons. Vescovo che provvedeva
immediatamente all'assistenza religiosa di questa popolazione con la
nomina di Don Peri che volentieri lasciava, per un complesso di
circostanze, Bormio.
25° di Sacerdozio
Il 2° Anniversario della consacrazione della Chiesa, 28 agosto 1938,
riuscì particolarmente solenne, perché destinato a festeggiare il 25° di
Ordinazione del Sac. Don Luigi Sertorio, Prevosto di Vervio. Doveroso da
parte della popolazione questo figliale omaggio di riconoscenza al
Sacerdote zelante che lavorò indefessamente per dare la nuova chiesa a
questa Parrocchia, durante la sua permanenza a Piatta; particolarmente
cara a Don Luigi la circostanza del suo 25° per innalzare a Dio l'inno del
Ringraziamento per tanti benefici ricevuti, nella sua chiesa che egli
sempre ricorda, e alla quale conserva, anche lontano, inalterato tutto il
suo affetto sacerdotale.
Non parve occasione più propizia e significativa del 2° Anniversario della
Consacrazione della Chiesa, alla quale occasione Don Luigi aderiva ben
volentieri e con lui il Clero di Valdisotto, e la popolazione di Piatta.
Facevano per la circostanza degna corona al festeggiato, il Prevosto di
Livigno, Don Cirillo Valgoi, che, dopo averlo condotto al sacerdozio, fu
sempre vicino a lui con l'affetto, l'esempio di vero buon Pastore e la sua
parola, ricca di fede ed esperienza. Nessuno, meglio di Don Cirillo Valgoi,
avrebbe potuto parlare per commemorare tanti ricordi che lo legano alla
Parrocchia di Piatta, dal cugino Don Antonio Lazzari di Semogo, che resse
questa Parrocchia dal 1884 al 1895, a Don Luigi Sertorio di Livigno che
eresse la nuova Chiesa. Volle essere presente anche Don Felice Gaffuri,
Prevosto V.F. di Sondalo, e con lui Don Onorato Dei Cas, Prevosto di Le
Prese, don Stefano Armanasco, Parroco di Aprica e successore di Don Luigi,
Don Agostino Acquistapace, Parroco di Cepina, Don Giuseppe Armanasco,
Parroco di Oga, e Don Giuseppe Canclini, Parroco di Arigna. La popolazione
offrì al festeggiato un calice, consacrato dal Vescovo di Livigno, Mons.
Paolo Tranquillo Silvestri, Vescovo titolare di Gerico, il Clero e gli
amici provvidero a porre una piccola lapide nella Chiesa nuova, a ricordo
del 25° di Sacerdozio di Don Luigi Sertorio, conduttore della Chiesa. Dopo
i Vespri solenni Don Luigi ringraziò la popolazione con parole commosse,
assicurando perenne ricordo di tanta cordiale e spontanea manifestazione,
ogni giorno, offrendo il S.Sacrificio avrà una Preghiera per tutti. Il
mattino seguente fu celebrata una solenne ufficiatura funebre per i
benefattori defunti della Parrocchia, alla quale, rinnovando una
S.Comunione generale, partecipò tutta la popolazione.
La Morte di Pio XI°
Il 10 febbraio 1939, alla Vigilia dell'Anniversario della sua
Incoronazione, S.Santità Pio XI° era chiamato da Dio alla Coronazione perpetua
del cielo. Il suo transito placido e pio, ha lasciato tutto il mondo cattolico
in un profondo cordoglio, cui parteciparono sinceramente uomini d'altre fedi e
d'altre religioni. Le singolari sue virtù, la grandezza del suo Pontificato
ebbero un riconoscimento e una esaltazione universale.
Fu il Papa delle encicliche, fra le quali meritavano di essere ricordate
quelle sulla "Cristiana educazione della Gioventù", del "Matrimonio
Cristiano", della "Questione Sociale", "il Comunismo", "il Sacerdozio",
"Il Nazionalismo esagerato", "il Cinematografo".
Fu il Papa delle Missioni, della Conciliazione fra la Chiesa e lo Stato
Italiano, dell'Università Cattolica e degli Studi; dell'Azione Cattolica
che amò come la pupilla dei sui occhi.
Di questo Pontefice fu scritto: Calmato ormai l'affetto dei tumulti e
delle memorie, che la morte ha richiamato intorno alla salma del Grande
Pontefice, dal momento del sereno trapasso sino alla Traslazione solenne
in S.Pietro, Pio XI° riposa ora nel suo loculo solitario della Grande
Basilica, fra il silenzio del Mondo che ha ripreso la sua agitata vigilia
di passione e di lotta. In questo silenzio in cui si perde l'eco delle
lontananze, noi amiamo oggi rievocare il ricordo di Pio XI°, perché ci
pare il più simile alle solitudini alpestri, dove egli amò in gioventù di
temprare i muscoli e la volontà a salire verso le vette più difficili, e
dove idealmente, anche negli anni del suo Glorioso Pontificato, desiderò
portare alto lo spirito e la meditazione nella maestà dei picchi più
ardui, fra candore di nevi e splendore di azzurro.
E quelle montagne sono le nostre montagne, da cui pare nelle giornate
serene che si scopra ai piedi tutto il mondo creato, l'eco più vicino è
ancora quello delle nostre campane e la visione più prossima e quasi più
domestica è quella delle cime e delle valli d'Italia. Su questo sfondo di
paesaggio italico, che invita alle umane ascensioni, va tracciato il
profilo del Grande Papa, or ora scomparso, con tutte le sue virtù, che
furono precipuamente le virtù solide e semplici e schiette degli uomini
della montagna, educati alla calma delle azioni ponderate, e del
sacrificio consapevole, all'esercizio sano del coraggio e del pericolo,
della contemplazione serena, delle più solenni rivelazioni dell'opera di
Dio.
Perché Pio XI°, nella Pietà religiosa, nell'attività di studioso,
nell'intuito d'uomo politico, in tutte le più varie manifestazioni d'una
vita predestinata ai fastigi del Sommo Potere, fu sempre un uomo di
equilibrio, di volontà, di saggezza e di giustizia, di sorvegliata
coscienza e di vigile lealtà, tanto alto, non solo nel Trono che la
Provvidenza gli aveva assegnato, ma anche nell'austerità del suo amore
divinamente ispirato, da poter contemplare uomini ed eventi, per dominarli
col Magistero di Cristo, tanto puro da incutere il rispetto, la
venerazione e quasi la consonanza di ogni anima umana e soprattutto delle
più alte e delle più degne.
Così si spiega la sua opera riflessa nella vita nazionale ed
internazionale, quasi come una contemplazione dall'alto in un paesaggio di
natura; e così si spiegano anche il coraggio e la volontà decisa con cui
Egli seppe affrontare problemi formidabili e risolverli, compatire il
biasimo e la lode, intendere e proclamare l'ora di Dio, quando essa
batteva sul quadrante della storia degli uomini.
I Patti Lateranensi e l'opera delle Missioni sono gli atti forse più
significativi del Suo Pontificato.
Coi primi, Egli, insieme con l'uomo che la Provvidenza gli aveva fatto
incontrare sulle vie dell'amore per la patria terrena e per gli ideali più
nobili di verità e di giustizia, ridonava, come spesso fu ripetuto, Dio
all'Italia e l'Italia a Dio, efficacemente contribuendo a quella
rivalutazione dei valori dello spirito e dei problemi della coscienza, che
sono e devono essere tanta e così solida parte del nuovo risorgimento
italiano e del suo sicuro avvenire.
Con l'opera delle Missioni, diffondendo da Roma, con rinnovata efficacia
la civiltà Cristiana nel mondo, intendeva riaffermare il divino Magistero
di Roma sopra tutto l'orbe terrestre in una disciplina d'amore, che fosse
fiaccola ardente per gli uomini di buona volontà e di fede serena.
Richiamo alle armi - Agosto - Settembre
Anche la nostra parrocchia doveva sentire il disagio della nuova
situazione creatasi in Europa per il dissidio tra la Germania e la
Polonia. Parecchi dei giovani nostri venivano richiamati alle armi, quando
il 1° settembre la germania passava le frontiere polacche, incorporava
alla Germania la città libera di Danzica con il suo territorio e marciava
su Varsavia la capitale Polacca. Ogni giorno ormai si avevano nuovi
richiami. Prima della partenza i giovani delle truppe alpine, Alpini,
Artiglieri del 1907, 1908, 1909, 1910, 1911, 1912, 1913, 1914, 1915, 1916,
conforme all'invito del Sommo Pontefice Pio XII, le disposizioni di Mons.
Alessandro Macchi, Vescovo di Como, parteciparono, accostandosi ai SS.
Sacramenti, alla funzione "pro pace" indetta nella Parrocchia. Richiamati
e popolazione, mettendosi sotto la protezione speciale di S.Anna,
accendevano la lampada votiva del richiamato in onore di S.Anna, affinché
la mamma della Madonna preservasse da ogni male i nostri giovani e
accordasse la grazia di un presto ritorno a tutti. Questo il voto e
l'augurio espresso dal parroco nella predica ai partenti, e Dio preservi
la nazione e tutti dal castigo di una guerra, nella quale, come disse il
Pontefice, tutto è perduto, mentre nella pace tutto è salvato.
Morte di suor Orsola Canclini
Il
21 ottobre moriva a Milano, presso la casa di Don Luigi Guanella, suor
Orsola Canclini, Figlia della Provvidenza, all'età di 78 anni. Era entrata
in religione nel maggio 1896. Visse tutta consacrata all'opera di
assistenza e cura degli infelici, meritandosi la stima e la fiducia dei
superiori. Fu ricordata dai numerosi parenti con un'ufficiatura in
Parrocchia, alla quale partecipò anche la popolazione: dal cielo assiste e
protegge con la sua famiglia religiosa anche la nostra Parrocchia,
ottenendo dal Signore vocazioni che continuano l'opera sua.
1 9 4 0
Rettifica confini della Parrocchia con Bormio
Lunga e non priva di difficoltà è la narrazione di tutte le trattative che
portarono al decreto emanato da S.Ecc. Mons. Alessandro Macchi, nostro
Vescovo, in data 31 dicembre 1939, che risolveva con larghezza di vedute e
pratica logicità l'annosa questione.
Basta ricordare che tutti i parroci di Cepina e di Piatta, da tempo
auspicavano tale sistemazione dei confini e invocavano una più costante e
comoda assistenza alla frazione di Piazza.
Sua Ecc. Mons. Vescovo prendendo in esame le ragioni dei parroci di
Cepina e di Piatta, esposte in una lettera del 15 maggio 1939 e in
memoriale alla Ven. Curia in data 31 luglio 1939, personalmente volle
accertarsi della realtà delle cose in occasione della sua 3
a Visita Pastorale dell'agosto 1939 nel Vicariato di Bormio. Trovò le
ragioni corrispondenti alla verità e urgente provvedere definitivamente
con un decreto, che, fatte poche eccezioni, incontrò il consenso cordiale
del Clero e delle popolazioni di Cepina, di Piatta e all'ultimo momento
anche di Piazza.
La Parrocchia di Piatta vide sistemata "de iure" una condizione di
assistenza religiosa ai frazionisti di Cuntin, Magatei, Burat, Gotrosio e
Gobeta che già praticamente "de facto" era attuata da anni.
In Archivio Parrocchiale si trova copia della lettera del 15 maggio,
indirizzata a Sua Ecc. Mons. Alessandro Macchi, vescovo nostro, e del
memoriale inviato il 31 luglio al Ven. Ordinariato Diocesano, che
esaurientemente espone le condizioni delle cose riguardanti l'assistenza
religiosa di quella frazione e i rapporti nei quali Piazza si trovava con
le Parrocchie vicine. Siamo grati a Sua Ecc. l'amatissimo nostro Vescovo
che volle prendere in benigna considerazione la nostra istanza, che non
poteva avere altro fine che il bene delle anime.
Era inevitabile che a Bormio portasse un momento di scontento e amarezza,
che non manca mai in ogni smembramento di territorio parrocchiale, ma
sappiamo, per esperienza di Ministero a Bormio, quanto fosse scomoda e
limitata, l'assistenza religiosa a questa frazione, così che, in breve
volger di anni, tutti saranno soddisfatti per i buoni risultati
conseguiti.
Quod est in votis.
P.S.:Il decreto di Sua Ecc. Mons.
Alessandro Macchi, Vescovo di Como, venne comunicato in Chiesa, il giorno
dell'Epifania 1940 a Piazza, Piatta e Cepina.
26 Luglio
- Sagra di S. Anna
Benedizione
ed inaugurazione della nuova Statua
Forse un giorno si cercherà nella storia della
Parrocchia la pagina che narra quanto riguarda la nuova statua per
ricordarlo al popolo, che mi auguro, senta per S.Anna quella devozione che
manifestò nel giorno della inaugurazione del Simulacro.
Il Parroco accarezzava l'idea di acquistare una
statua di Sant'Anna, affinché più solenne riuscisse la processione della
festa, ma, come sempre, si doveva affrontare una spesa non indifferente.
Trovò la persona che offrì la somma richiesta. Anche in questa pagina,
riservata ai Parroci, non è permesso fare il nome dell'offerente, che da
parte sua asserisce di avere, nel giorno dell'acquisto, esperimentata la
speciale protezione dell'avventurata Madre di Maria SS. sopra di se e
della sua famiglia, dei vivi e dei defunti.
Venne ordinata dal parroco allo scultore Luigi
Moroder - Fanesch di Ortisei in Val Gardena (Bolzano) nel novembre 1939,
accordandosi sul prezzo di L. 1.300 (milletrecento) franco porto a Tirano.
Il 25 aprile 1940 giungeva a Piatta, dove si
provvide a predisporre, nel miglior modo, ogni cosa, affinché solenne
riuscisse l'inaugurazione.
Fu benedetta, nel primo giorno del triduo in
preparazione della Solennità 23 luglio, da S. E. Mons. Paolo Tranquillo
Silvestri, Vescovo titolare di Gerico, già vicario apostolico di Khartoum
(Sudan - Anglo - Egiziano) residente a Bormio, assistito da Don Angelo
Moltrasio, Cappellano dello Stelvio, Don Antonio Marchesini, Canonico di
Bormio, Don Giuseppe Canclini, Parroco di Arigna, e dal parroco Don B.
Peri, presente gran parte della popolazione nonostante il lavoro di
campagna sui monti.
Al mattino della solennità, numerosissimi si
accostarono ai SS. Sacramenti (circa 400 SS. Comunioni vennero
distribuite) e per l'ora della S.Messa solenne non mancarono i pellegrini,
specialmente da Bormio, che, favoriti dalla splendida giornata, la vollero
passare quassù.
Celebrò il Rev.mo Arciprete di Bormio, Don
Evaristo Peccedi, presenti i sacerdoti Don Luigi Sertorio, già parroco di
Piatta, Don Stefano Armanasco, parroco di Aprica S.Pietro, già parroco di
Piatta, Don Giacomo Sertorio, parroco di Semogo, Don Angelo Moltrasio, Don
Agostino Acquistapace, parroco di Cepina, Don Giuseppe Armanasco, parroco
di Oga, Don Amanzio Delle Baite, parroco di S.Antonio Morignone, don
Giuseppe Canclini, parroco di Arigna, don Biagio Muscetti, parroco di
Madonna dei Monti, *
Non meno numerosa la frequenza alle funzioni del
pomeriggio e la partecipazione alla solenne processione, che per la
circostanza, seguì il percorso della processione del Corpus Domini.
Per l'occasione venne stampata l'immagine-ricordo
con preghiera, inno e Oremus che venne distribuita durante la giornata.
Furono pure poste in vendita le cartoline-fotografia della nuova statua
che permisero un piccolo introito alla Chiesa.
Degno di encomio e di essere ricordato il gesto
simpatico dei richiamati del Battaglion Tirano che vollero essere presenti
tutti con la loro offerta di L. 50 in onore a S.Anna. A loro,
rappresentati da coloro che si trovavano in permesso, fu riservato l'onore
di portare, per la prima volta la nuova statua e precisamente a Canclini
Anselmo di Innocente, Dei Cas Ottavio di Alfredo, Bracchi Guido di Enrico
(Premaiolo), Canclini Riccardo di Beniamino, Colturi Sergio fu Beniamino,
Sertorelli Angelo Cirillo di Luigi (Bep).
Per cura del gruppo donne di A.C. fu acquistato il
nuovo reliquiario di S.Anna, in sostituzione del vecchio, che per
disposizione di S. E. Mons. Macchi, in visita pastorale, dovevasi
riservare alla Reliquia di S.Croce.
Confido che quanto si fece sia tornato di
gradimento alla nostra Protettrice e abbia contribuito ad accrescere nei
fedeli la devozione a Sant'Anna.
Sac. Battista Peri - Parroco
Nuova
strada
Verso la metà di settembre giungeva in paese la 9a compagnia del 1°
Regg. Minatori per dare inizio ai lavori della nuova strada militare che
doveva congiungere Piatta con la frazione di S.Pietro. S'iniziavano i
lavori di allargamento e livellazione del viottolo che conduceva alla
Cappella della Madonna del Soccorso. Il lavoro raggiunse la Chiesa del
Soccorso quando si decise di modificare il tracciato e il percorso della
nuova strada, che veniva iniziata poco sopra la casa dell'Eira,
raggiungendo S.Pietro, dopo una serie di tornanti, attraverso pascoli e
boschi non privi di interesse anche turistico. Non si può escludere la
probabilità di una intesa fra il Genio Militare e l'Ente Provinciale del
Turismo, rappresentato dall'Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno di
Bormio, che ha alla Presidenza l'Avv. Mollame, segretario generale
dell'Azienda Municipale di Milano, per raggiungere due fini con un unico
mezzo: le esigenze militari della nuova strada e gli interessi turistici e
sportivi della stazione climatica di Bormio, che con questa strada può
offrire ai nuovi villeggianti una passeggiata nuova, comoda, attraente e
assicurarsi la riuscita e l'inserimento degli sports invernali nei vasti
campi di neve di Campolungo, tante volte compromessi dalla scarsità o
mancanza assoluta di neve, anche nei mesi di dicembre e gennaio, nel
pendio del Feleit. Non è meraviglia se i proprietari dei fondi, mentre
non fecero nessuna rimostranza per la sistemazione della vecchia strada,
utile per i lavori di campagna in tutta la zona oltre il paese, trovassero
per loro inutile e di danno ai fondi una strada di sei metri che taglia
completamente da ogni desiderabile comoda comunicazione con il centro
Bormiese tutta la frazione.
Auguriamoci che almeno oggi il comune provveda a
riallacciare la nuova strada, in un modo più conveniente la nostra
frazione!
24 Novembre:
Giornata
mondiale di preghiera per la Pace indetta da S.S. Pio p. XII°
Anche la nostra Parrocchia, aderendo all'invito del
S. Pontefice, volle fosse distinta questa giornata di suffragio per i
morti in guerra, e di propiziazione dei celesti favori, con S. Comunione
generale di tutte le Associazioni religiose e di A.C., alla quale
parteciparono anche uomini e giovani, alla vigilia della partenza per la
vita militare. A tutti è ben noto che ipotecare il futuro, sia pure
l'immediato futuro, può sembrare ad essere in realtà cosa temeraria. Ma
è forse temerario prevedere che un profondo e vasto rivolgimento europeo
e mondiale è già in atto e che inesorabilmente si compirà? Lo vedemmo
anche al termine dell'altra immane guerra: (1914 - 1918); movimenti, così
gravi e così estesi, sfociano necessariamente in novità morali,
spirituali, civili, politiche, territoriali, dagli uni intese e
perseguite, dagli altri deprecate e contrastate.
Parleranno, nella loro ineluttabilità, gli eventi,
e decideranno, a suo tempo, gli uomini seduti al tavolo delle trattative
di pace. Deciderà anche con ben maggiore sicurezza e con perfetto spirito
di giustizia il Signore, alla cui volontà gli uomini, anche se renitenti,
sottostanno e servono.
Per questo ha pregato il Papa e con lui tutto il
mondo cattolico e il Dio degli eserciti e il Dio della Pace. Egli la
"sua" pace ridarà agli uomini e gli uomini l'accetteranno con
lo stesso gaudio, col quale un cieco rivede la luce, un moribondo
riacquista pienezza di vita.
Un nuovo ordine di cose stanno costruendo i
tremendi ordigni guerreschi nel tempo stesso che scalzano, sovvertono e
distruggono il vecchio.
Perchè non pensare che sarà un ordine più bello,
un ordine con al fondamento, al centro e al vertice l'ideale e lo spirito
cristiano?
1941
Giovinezza
eroica
Il nuovo anno portava il lutto nella nostra Parrocchia, un lutto sentito
da tutti, a cui la popolazione partecipò commossa. Piatta, frazione del
comune di Valdisotto, ha dato il suo contributo di valore e di sangue per
la vittoria delle nostre armi, contro l'egemonia egoistica inglese.
Attualmente sono in servizio militare 51 persone, di cui 25 oltre mare, in
Albania. Fra questi il Signore chiamava a se, immolando il sacrificio
della sua fiorente, buona e laboriosa esistenza il giovane Canclini
Stefano di Emilio, della classe 1915, appartenente al Battaglion Tirano
del 5° Alpini. La notizia, ben triste e dolorosa per la famiglia, era
comunicata dal cugino Canclini Benigno Innocente, con lui combattente sul
fronte greco-albanese. Alla notizia ufficiale, per il tramite del comune,
la gioventù dispose per la solenne ufficiatura funebre di suffragio, alla
quale partecipò con la popolazione, l'autorità comunale, la sezione
combattenti, il Fascio, ed i militari del Genio, di stanza a Piatta che
gli resero gli onori militari. Questo sacrificio, degno di Dio e della
Patria, sia per noi propiziatorio di vittoria e risparmi altri lutti alle
nostre famiglie.
Constatazioni
e consolazioni pastorali
I sette lunghi mesi di permanenza in Parrocchia di
circa 120 soldati del 1° Regg. del Genio Minatori, 9a compagnia, furono,
in ultima analisi, la rivelazione di un modo di pensare e di agire, nelle
giovani, e ciò che fa più meraviglia, nelle mamme, che, se fece pensare
e disapprovare il parroco, possono servire a far conoscere i suoi polli ad
ogni Pastore in fieri. Accantonati per le cose private, entrarono ben
presto nelle grazie e simpatie di giovani e vecchie. Prive di esperienze
in merito si sdilinguivano in famigliarità che si sarebbero ben guardati
di concedere a chiunque del paese. Ogni figliula si credeva fidanzata,
ogni mamma vedeva sua figlia all'altare per il sacro rito prima, poi in
pianura, in città, in bassa Italia, in Sicilia, in Sardegna. Giovani e
non più giovani credevano si fosse rinnovato il miracolo della mamma,
piovuta dal cielo. Vecchie che incoraggiavano, consigliavano, facevano
dell'Apostolato non precisamente di Azione Cattolica; mamme compiacenti,
senza criterio, che permettevano sotto dei loro occhi amoreggiamenti,
visite prolungate, serate di conversazioni, compatendo tutto e tutti,
eccettuato il Parroco che alzava la voce, lamentandosi se questi faceva
osservazioni; spose che sapevano "tirare a campare" senza che il
marito sapesse; vedove sciocche che non pensavano al grave scandalo per i
figli; zitelle che credevano si avverasse in questo fatidico inverno il
pianeta della fortuna, ricevuto o cercato invanamente a tutti i mercati e
fiere di contado.
Vergini stolte solluccherate dalle paroline, delle
quali non comprendevano neppure il significato. Da questo po' di roba si
può comprendere quale poteva essere l'andamento religioso della
Parrocchia, quanto radicate erano nella maggior parte le convinzioni
religiose, come si sentisse la necessità e il dovere della virtù e delle
opere buone! A nessuno dei giovani della Parrocchia, che intanto
combattevano valorosamente sul fronte greco-albanese auguro di raccogliere
i frutti di tale leggerezza e tanto disonore per il buon nome della
Parrocchia..
Continuando la cronaca di questo anno, si deve
aggiungere che, nell'ottobre, ritornarono, per continuare i lavori, altri
soldati del 1° Genio Minatori, 9a Compagnia. L'arrivo, benché fosse
sollecitato e preparato da chi sperava avere lucro e benessere (almeno gli
avanzi di di cucina per i maiali), fu, dalla maggior parte, questa volta,
poco benevolmente accolto. Si cominciava a capire, dopo i fatti, che non
erano tutte rose e gigli. Rimasero in paese per circa tre mesi: alla
indifferenza e diffidenza da parte della maggioranza, opposero il furto:
si rubava denaro, entrando nelle case a frugare; lana che vendevano o
mandavano alle famiglie; farina che non disdegnavano di asportare
abilmente dai cani, mentre si conduceva a casa, portandola da affidati
ricettatori; agnelli e galline che supplivano ai pasti fugali.
In ultimo, disseminarono, come all'anno precedente, in tutto il paese la
scabbia, conseguenza dalla poca pulizia e della mancanza di acqua.
Partirono, quasi improvvisamente prima di Natale e più nessuno ne ebbe il
coraggio di parlerne. Sit venia verbo, se il cronista ha lasciato scritto
cose poco piacevoli e onorevoli nella sua realtà.
1 9 4 2
La
vita riprese con più largo respiro in questo nuovo anno: partivano sempre
nuovi richiamati per la guerra; le condizioni di vita si rendevano sempre
più difficili; pur non mancando il necessario: il nuovo fronte di guerra,
nelle sterminate e gelide steppe della Russia, conduceva tanto lontano la
fiorente gioventù anche della nostra Parrocchia: così gli animi dei
fortunati rimasti si orientavano verso il richiamo di Dio.
Solennità
di S. Anna
Ogni anno qualche novità e le novità, se non
altro, attirano le curiosità e l'attenzione. Era sentito il bisogno, e si
manifestava a intervalli più o meno lunghi, il desiderio che, anche la
nostra Parrocchia, possedesse, se non un organo per la Chiesa, almeno
l'harmonium: si doveva acquistare in tempo di guerra, a quel prezzo? I
soliti miopi che non vedono ad un palmo dal naso lo arricciarono subito e
... a lungo. Intanto il Parroco annunciò che l'ordinazione era fatta, e
che si doveva, senz'altro pagarlo con il loro ... denaro.
Cominciarono subito le offerte, grandi e piccole. A
Sant'Anna fu solennemente inaugurato dal Can. Teologo di Bormio, Don
Antonio Marchesini, che accompagnò la Messa, diversi
* , e i Vespri, con
ottimo effetto e generale soddisfazione della popolazione. Continuarono le
offerte e così fu pagato. Fu acquistato dalla Ditta Graziano Tubi, di
Lecco: è un Armonium per Chiesa, tipo Parigi, a pressione. Il prezzo di
fabbrica fu di L. 5.900.= (Cinquemilanovecento).
Buona la partecipazione della popolazione alla
tradizionale festa Patronale, onorata dalla presenza del Sac. Benedetto
Lazzeri, Arciprete di Talamona e dal Sac. Prof. Don Giuseppe Martinelli,
del seminario S.Abondio.
Istituzione
Canonica del Terz'Ordine di S. Francesco
Da anni vi erano in parrocchia iscritti al Terz'Ordine francescano, nella
maggior parte iscritti privatamente e fuori Parrocchia, dal def.to sac.te
Don Gervasio Sosio, rettore del Ginnasio e della Chiesa di S.Ignazio in
Bormio e dal Mons. Tranquillo Silvestri, vescovo titolare di Gerico, in
riposo a Bormio. Il 9 novembre, trovandosi in visita ai Terz'Ordini delle
Parrocchie del Bormiese, il P. Adolfo Nessi, O. F. M. accettò di fare una
visita anche alla nostra Parrocchia, parlò alla popolazione e raccolse
molte adesioni. Passava poi in Casa Parrocchiale dove lasciava il decreto
di Erezione canonica con la facoltà ai parroci della Parrocchia di
accettare nel Terz'Ordine, iscrivere come novizi e Professi quanti, anche
in avvenire, intendessero iscriversi.
1 9 4 3
Prima
Messa Festiva
Era consuetudine locale la celebrazione della 1a
Messa nei giorni festivi soltanto per la stagione estiva a comodità dei
pastorelli; questa necessità veniva ad estendersi anche a buon numero di
persone, e specialmente per le mamme, costrette a rimanere a casa per la
custodia dei bambini. Da alcuni si rimediava all'impossibilità di avere
la 1a messa col recarsi a Bormio alla messa prima, ma non tutti potevano
farlo e non da tutti si poteva pretendere, per gli impegni di famiglia,
per il freddo, per la strada ghiacciata, per il cattivo tempo. Si fecero
proposte, sempre benignamente accolte dal Parroco: i più erano anche
favorevoli a costituire il *
per la celebrazione della 1a Messa, impiegando così, lodevolmente,
il capitale che la popolazione formò per l'erezione del monumento ai
caduti della guerra 1915 - 18 (il lettore ricordi che siamo nel 1943,
durante un'altra guerra, senza che ci sia questo monumento che è al di là da venire per i soliti motivi) ma il capitale non fu
consegnato perché non era bene impiegato: (cosa faranno? I posteri
sapranno forse rispondere!).
Risolvette* la questione il Parroco, annunciando
che col 1943 si iniziava la celebrazione della 1a Messa festiva, perché
tutti avessero la comodità di adempiere il precetto. Fece notare che non
intendeva introdurre consuetudini, lasciando pienamente liberi i suoi
successori di continuare oppure sospendere tale celebrazione: inoltre che
nessuno poteva lamentarsi se, per necessità di altre Parrocchie, avesse
potuto celebrare in Parrocchia la 1a S.Messa. Infine, fu da tutti
accettato che la 1a S.Messa festiva veniva celebrata con l'offerta della
messa e ufficio, senza obbligo della recita del notturno e lodi per i
Morti. Anzi, se mancavano queste messe, poteva celebrare la Messa ed
Ufficio già comandate, senza, naturalmente, l'obbligo di recitare
l'Ufficio da Morto. Quanto viene dato in più dell'offerta per
l'applicazione della messa semplice, s'intenda dato come ricompensa al
sacerdote che bina* per la comodità dei fedeli e della Parrocchia. Quanto
sopra fu messo nella cronaca perché, in avvenire, si sappia con esattezza
quanto fu convenuto tra Parroco e parrocchiani in merito a questa
faccenda, che col passare degli anni, s'imponeva come necessità a favore
delle anime. Se ne abuserà? E che cosa vi è a questo mondo di cui, per
nequizia* di tempi o malvagità di uomini non si abusa? Che vi sia la
comodità e che si vada a sentir messa la festa, questo è l'importante:
che poi restino a casa a fumar la pipa, accanto alla stufa, tutto il
giorno, questo è altro inconveniente al quale rimedieranno, con le loro
risorse e perspicacia i miei amabili successori.
SS.
Spirituali Esercizi
Nei giorni 22 - 23 - 24 e 25 marzo fu predicato dal
sac. Don Teodoro Pruneri, Cappellano degli operai in Valfraele, un corso
di SS. Spirituali Esercizi alle spose, madri e nubili della Parrocchia.
Buona la partecipazione di tutte alle prediche e quasi totalitaria la
partecipazione ai SS. Sacramenti.
A chiusura dei SS. giorni di preghiera e
meditazione fu fatto l'atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria,
santo raccomandato in questo periodo di guerra, dal sommo Pontefice Pio
XII° e in preparazione alla solenne consacrazione di tutta la Parrocchia
che sarà fatto nella sua prossima Visita pastorale da S. Ecc. Mons.
Alessandro macchi, Vescovo di Como. A tutte le partecipanti fu distribuita
l'immagine-ricordo nella fiducia che anche questo mezzo serva a richiamare
alla mente di ogni mamma i suoi doveri e le responsabilità sue verso la
famiglia, in particolar modo nell'educazione cristiana dei figli.
Quanto sarebbe desiderabile poter tenere* con una
maggior frequenza questa straordinaria predicazione alle diverse classi di
persone, ma siamo sempre di fronte alla difficoltà finanziaria, che non
sempre si può risolvere con una visita al portafoglio!
Rinuncia
dei Capi-famiglia al diritto di nomina del Parroco
Con nota del 25 febbraio 1943, pubblicata dal
Bollettino Ecclesiastico di febbraio S. E. Mons. Vescovo invitava
formalmente le popolazioni aventi il diritto alla nomina del Parroco a
rinunciare in perpetuo, onde poter provvedere liberamente e più
sollecitamente alla nomina del medesimo in caso di vacanza. La nota fu
comunicata dal pergamo e, previe gli opportuni accordi con l'autorità
civile, si iniziò la sottoscrizione dei capi-famiglia. Fu accolto il
desiderio di mons. Vescovo da quasi la totalità senza sollevare dubbi: soltanto
tre si rifiutarono per il solito principio di voler fare il contrario
degli altri: Sertorelli Nicolò fu Giuseppe emerito Priore della
Confraternita, notorio e tenace brontolone; Dei Cas Pio fu Abbondio
emerito sagista e Dei Cas Luigi fu Anacleto, attuale Priore della
Confraternita, non meno noto pasticciere d'Uffici e originalissimo
sputasentenze.
Le 75 firme degli aventi diritto alla nomina del
Parroco, quali capi-famiglia furono vidimate dall'Autorità comunale e
spedite a Mons. Vescovo che in data 11 giugno inviava il suo paterno e
pastorale compiacimento.
"Ai cari parrocchiani di Piatta, i quali con
tanta spontaneità aderirono al desiderio del vescovo di rinunciare per
sempre al diritto di nomina del Parroco, con vivi rallegramenti,
impartiamo un speciale benedizione, auguriamo alla Parrocchia di Piatta
prosperità e vita".
Alessandro Macchi
- Vescovo di Como
Contemporaneamente si faceva la rinuncia a tale
diritto anche a Semogo, Pedenosso, Premadio, Furva, Cepina, S.Antonio
Morignone. Questa unanimità dirà oggi e domani l'alto senso di
disciplina e di fiducia nell'Autorità Diocesana che informa le
popolazioni del Contado.
Campagna
di Russia
Della nostra Parrocchia parteciparono alla campagna
di Russia (luglio 1942 - marzo 1943) nell'Armir e quasi tutti facenti
parte della Divisione Tridentina - Battaglion Tirano del 5° Regg. Alpini:
Bracchi Cristoforo di Luigi - Canclini Anselmo di
Innocente - Canclini Beniamino di Emilio - Canclini Isidoro di Giuseppe -
Canclini Lazzaro fu Albino - Canclini Michele fu Albino - Canclini
Silvestro di Battista - Colturi Attilio di Ferdinando - Colturi Francesco
di Giovanni - Colturi Sergio fu Beniamino - Dei Cas Alessio di Pio - Dei
Cas Clemente di Giovanni - Dei Cas Dino di Onorio - Dei Cas Giuseppe di
Alfredo - Dei Cas Giuseppe fu Cesare - Dei Cas Luigi di Luca - Dei Cas
Marco di Pio -Pozzi Vincenzo di Pietro - Praolini Giuseppe di Raimondo -
Praolini Quinto di Raimondo - Sertorelli Amedeo di Natale - Sertorelli
Cirillo di Luigi - Tenci Luigi di Geremia.
Non tutti ebbero la fortuna di poter far ritorno e
rivedere le loro famiglie: Dei Cas Giuseppe fu Cesare cadde in
combattimento il 26 gennaio 1943 e fu ufficialmente comunicata la notizia
alla famiglia; dieci non diedero più notizie e furono dichiarati
dispersi: Bracchi Cristoforo - Canclini Beniamino - Canclini Isidoro -
Canclini Lazzaro e Michele - Colturi Sergio - Dei Cas Alessio - Pozzi
Vincenzo - Praolini Giuseppe - Tenci Luigi. I superstiti raccontarono le
epiche gesta della Divisione Tridentina che, con quindici giorni di
combattimento e di marce, riuscì a spezzare l'accerchiamento nemico e a
rientrare nelle linee.
Quelli che hanno vissuto la durissima e gloriosa
impresa provarono che l'insidia più accanita e il nemico più spietato
non fu l'uomo, ma la natura; questa terra inospitale e sterminata,
l'inverno russo squallido e crudele. Le gelide notti, spietatamente
serene, passate alla livida luce dei bivacchi per non morire; le
apocalittiche bufere di neve, che facevano incenerire il mondo nella nube
della tormenta e trasformare l'avanzata degli Alpini in una marcia di
deportati o di maledetti; la bramosia ossessionante di una sosta, di un
focolare, di un po' di varietà di vita e di amore in quell'inferno bianco
e in così acerrima inimicizia di uomini e di cose, e infine quel fatale
andare verso una meta invisibile e sempre più lontana, inceppati nella
neve fresca, flagellati dal vento brutale, agghiacciati dal freddo
glaciale e dalla cornice di un paesaggio nudo, disteso e senza speranza.
Rientrati in patria, dopo alcuni giorni di
quarantena, festosamente accolti dalle popolazioni e dalle famiglie,
passarono i giorni della licenza in un ben meritato riposo e insieme alla
funzione di ringraziamento vollero ricordare i lontani e i caduti.
1 9 4 4
SS.Spirituali
Esercizi per le giovani della Parrocchia
Furono predicati nei giorni 8 - 9 - 10 febbraio dal
Rev.do Sac. Antonio Marchesini, canonico di Bormio. Il tempo, pur
risentendo i rigori della stagione, fu abbastanza buono e permise alla
totalità di potervi partecipare con assiduità.
Invitate con biglietto personale, corrisposero
lodevolmente non solo le presenti in Parrocchia, ma anche quelle che si
trovavano in servizio a Bormio.
Le giovani della Parrocchia, dai quindici ai
trent'anni, raggiungevano il centinaio e, se negli anni trascorsi, circa
una quarantina, erano lontane in servizio, presso famiglie di città,
quest'anno solo quattordici mancavano, per cui appare non inopportuna la
data fissata.
Mons. Vescovo inviò la sua Pastorale benedizione,
garanzia della benedizione del Signore, e speriamo che i frutti siano
abbondanti e duraturi in questa porzione del gregge.
Morte
del Sac. Don Onorato Dei Cas
Inattesa e con qualche ritardo, giungeva a mezzo il
settimanale "L'Ordine della Domenica" la notizia della morte del
Sac. Onorato Dei Cas, avvenuta il 15 febbraio nella casa Ecclesiastica di
Como. Aveva 72 anni, essendo nato il 19 maggio 1872 a Piatta. Fu ordinato
sacerdote nel 1897 e fu Economo Spirituale e Parroco di Trepalle fino al
1902. Fu poi trasferito a Le Prese, ove per quasi un quarantennio attese,
con zelo illuminato, alla cura di quelle anime, lasciando ricordo di sua
attività nella casa nuova Parrocchiale e negli importanti restauri della
chiesa che egli seppe compiere con grande sacrificio. Nel 1940 si ritirò
nella casa Ecclesiastica, dove serenamente e santamente terminò i suoi
giorni. Fu sacerdote pio, semplice, umile e da tutti amato per la bontà
del suo carattere. In morte volle ricordare la sempre ospitale casa
Ecclesiastica e le Missioni. Forse i nipoti, di ciò, non rimasero troppo
contenti, essendo di dominio pubblico l'opinione, del resto
precedentemente vera, che lo zio prete era per i nipoti, una eredità
dello zio d'America.
Unico superstite del clero di Piatta il Sac.
Giuseppe Canclini, Parroco di Arigna, al quale facciamo voti possa
aggiungersi il sem. Ezio Dei Cas, attualmente in seminario S.Abondio per
il 4° Corso Ginnasiale.
Nuovo
altare del S. Cuore
Si desiderava dalla popolazione onorare il SS.mo
Cuore di Gesù con erigere un altare nella nuova Chiesa. Si pensò
innanzitutto alla statua che doveva essere scolpita dal Sig. Cesare Rini
da Bormio, se la morte non lo avesse colto proprio quando si era accinto
all'opera. Fu ordinata dal mio predecessore al sig. Toloni da Villa di
Legno (Valcamonica) che consegnò nel 1938 una statua pessimamente
riuscita. Non piacque affatto e così anche l'idea dell'altare, se non
svanì, si arcuò.
Il 17 gennaio 1943, domenica, il Parroco propose di
erigere l'altare come un voto della popolazione per la incolumità della
nostra gioventù in armi, specialmente per i soldati combattenti sul
fronte russo.
Le offerte non mancarono: si provvide alla
sostituzione della statua, facendo eseguire presso il laboratorio
artistico Insam - Prinotti - Ortisei (Val Gardena) l'attuale statua per la
somma di L. 1.950.=
Diversi erano anche i pretendenti alla costruzione
dell'altare: fu affidata l'esecuzione al giovane scultore Daniele Salomoni
di Oga che diede un lavoro semplice, ma finemente lavorato e, se è lecito
un giudizio personale, in armonia con lo stile della Chiesa.
Il 10 marzo, ultimo giorno delle SS. Quarantore fu
inaugurato e la prima messa fu celebrata da P. Lorenzo M. Bono, figlio
della Congr. del S.Cuore di Verona, venuto fra noi per la circostanza. |